tag:blogger.com,1999:blog-89537831711707617162024-02-07T18:57:53.908+00:00giardinaggio sentimentalegiulia capotortohttp://www.blogger.com/profile/08441168044539469560noreply@blogger.comBlogger102125tag:blogger.com,1999:blog-8953783171170761716.post-14288739176588126322022-01-25T11:26:00.002+00:002022-01-25T11:27:23.745+00:00La grande pace delle cose addormentate.<p> </p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEi2zpP9nj1Os76hyh0CWnSW5ucThWJ7561s0rTGJOeS4WrOnFbiH89YailFMw1wDoAf11_DRTMfBOjMrpmPBAI-QkjiazVBLCBDrVESJgAiklcvAqN5sHRD6dd6Rdx_YmAegPn7wcgI74rS_o6KF0JIFiGj99RjDymHIY9rob2hgWlrFitklE42xQ4dqw=s640" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="640" data-original-width="480" height="441" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEi2zpP9nj1Os76hyh0CWnSW5ucThWJ7561s0rTGJOeS4WrOnFbiH89YailFMw1wDoAf11_DRTMfBOjMrpmPBAI-QkjiazVBLCBDrVESJgAiklcvAqN5sHRD6dd6Rdx_YmAegPn7wcgI74rS_o6KF0JIFiGj99RjDymHIY9rob2hgWlrFitklE42xQ4dqw=w332-h441" width="332" /></a></div><br />Quando avevo i bambini piccoli, ed
ero molto, molto stanca -della stanchezza delle madri, quella delle notti e
soprattutto della responsabilità nuova e schiacciante di avere costante un
pensiero allarmato fuori di sé, sognavo, con la mia amica Siria, un lungo sonno
collettivo. Un addormentamento -un letargo- che come un incantesimo toccasse
ogni cosa intorno a me, a partire da me. Un castello della bella addormentata
che comprendesse, nell’ordine, me, i miei bambini, il mio uomo, gli animali e
anche il giardino, che però allora non avevo ancora.<p></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">La vertiginosa attrazione verso la
sospensione assoluta, l’avverarsi dell’azzeramento del tempo, che finalmente si
puntano i piedi e il fiume si ferma, invece di scivolarci tra le dita nel suo
eterno indifferente scorrere. Succede certe mattine presto, quando tutti
dormiamo nello stesso letto, ed è vacanza e non c’è alcuna sveglia o cosa da
fare. Succedeva qualche volta nel lock down, che tutti si era lì, insieme, al
riparo dagli attacchi del mondo, come in una barca, ma ferma, in un porto
sicuro.</span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Succede qui, alla Melusina. E
succede soltanto d’inverno.</span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">L’orto dorme sotto il fieno, le rose
sotto le foglie, molte perenni, addirittura, sono scomparse come talpe sotto
terra e sono la fiducia e l’immaginazione a conservarle vive . Le annuali sono
partite, liberando le loro scommesse, che piano piano scendono sotto forma di
semi e poi risaliranno, forse, sotto forma di foglie. Gli alberelli da frutto sono
nudi e si assomigliano tutti, e anche quelli che quest’estate hanno faticato,
si sono ammalati, sono gelati, adesso, con le loro gemme dormienti sembrano sani
e forti come gli altri. Provvisoria democrazia invernale. I vecchi ciliegi tendono le
braccia verso le nuvole (a me pare a implorare qualcosa, ma certamente non è
così), le querce appaiono come disegni di bambini a rigare l’orizzonte. Il
calicanto è indietro, ancora restio a sprigionare il suo profumo canoro, gli
ellebori sono fioriti, ma senza gran convinzione, mi sembra mi chiedano un posto
migliore. Lo cercherò.</span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Le peonie sono una promessa, il
falso papiro non rustico, ma ben pacciamato un azzardo, le aiuole degli arbusti che ho piantato
a novembre sono porcospini, grandi ovali irregolari da cui escono punte
marroni, indistinguibili. Gli esili carpini della siepe di confine, che non
bagno mai abbastanza, finalmente non esprimono mute proteste e stanno lì,
semplicemente lì. Le foglie si decompongono piano sulle bordure.</span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Guardo molto poco. Non scruto la
terra a cercare segnali (qui una colonia nuova di centranthus, lì si scorgono
le foglioline frastagliate dell’achillea), non ricordo nemmeno più dove ho
piantato i bulbi, sospendo il mio sguardo da entomologa sulle gemme (sono già
gonfie?). Piuttosto riempio i rami spogli di cibo per cince e merli, adoro guardare
il loro frullio e mi rendono allegra i loro voli. Quest’anno, a dire il vero,
finora non ne hanno avuto un gran bisogno, di grasso e semi di girasole. Non
c’è la neve ad acuire la fame, i cachi sono ancora sugli alberi, come le
bacche. È più un piacere, per me e per loro, una specie di festa paesana, che
apposta organizzo proprio davanti ai miei occhi.</span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Il giardino che dorme è bello come
il giardino che si risveglia. E non perché io abbia per ora colori, forme,
cortecce, o addirittura fiori invernali. Il suo bello è nell’esserci senza
chiedermi nulla, come un panorama in una giornata luminosa, una passeggiata nei
boschi, un parco pubblico che godo senza responsabilità. Il suo bello è
guardarlo dormire, immaginare che cosa succederà e quali saranno le sue
sorprese, se i semi di lunaria finalmente nasceranno, se le aquilegie avranno
seguito il mio consiglio, se la centaurea ricomparirà nell’aiuola delle
farfalle e le nigelle si saranno propagate.</span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">E le cosmee? Chissà. Torneranno da
sole o dovranno essere aiutate?</span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Il piccolo ceratostigma è morto di
freddo o è solo in un profondo letargo? C’è il battito?</span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Mi sembra così bello poter pensare
alla Melusina senza far nulla, un po’ distrattamente. Un pensiero senza azione,
come si guardano i bambini dormire. E mi sembra così riposante, finalmente,
anche pensare a tutt’altro, per tanto tempo, senza interruzioni. Cercare in
rete poesie, leggere, guardare film, cucinare meringhe e pasta frolla, magari
andare dal parrucchiere, pensare a viaggi lontani, che la Melusina non ha
bisogno di me, né io di lei.</span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">E quest’anno ho persino avvolto
l’ulivo nel velo da sposa, se la caverà.</span></p>
<p><style>@font-face
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{page:WordSection1;}</style></p>giulia capotortohttp://www.blogger.com/profile/08441168044539469560noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-8953783171170761716.post-16881147272842501252021-09-17T09:46:00.001+01:002021-09-17T09:46:59.431+01:00Nella siccità ci salvano i dettagli.<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhNTpAUsHpBMtTloYpW1gjTU8Ztj_lsmyppguxjQcHGTSI_t-LsCmKCzecivnE5WgslelwCtQPRzl9mROXqamr0I_HujjBhnohTG0y6XlF3PQpbHF5h3n0kbadMxb6QQbYYdgBDoO3OD6mP/s640/IMG_5781.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="640" data-original-width="480" height="639" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhNTpAUsHpBMtTloYpW1gjTU8Ztj_lsmyppguxjQcHGTSI_t-LsCmKCzecivnE5WgslelwCtQPRzl9mROXqamr0I_HujjBhnohTG0y6XlF3PQpbHF5h3n0kbadMxb6QQbYYdgBDoO3OD6mP/w479-h639/IMG_5781.jpg" width="479" /></a></div></div><br /><br />
<p></p><p class="MsoNormal">Solo adesso che forse si è interrotta, riesco a scrivere
qualche riga su questa estenuante mancanza d’acqua che ha colpito come un
incantesimo il mio giardino, i prati circostanti, una parte d’Italia,
sicuramente molte parti del mondo, il mio sguardo e anche il mio umore.</p>
<p class="MsoNormal">La terra assetata ormai non chiede più. Sta ferma, come le
lucertole del deserto dei documentari della BBC o i sadhu scheletrici e
allucinati delle alte vie nepalesi.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Non
si muove, non comunica, sembra non respirare, tutta tesa alla conservazione
della vita nella sua essenza minima, in un’attesa paziente e priva di aspettativa.
Penso distrattamente alla <i style="mso-bidi-font-style: normal;">desesperanza</i>
di Alvaro Mutis.</p>
<p class="MsoNormal">Il paesaggio sembra sospeso in una dimensione remota,
immobile e invariato, se non fosse per questo autunno fuori sincrono, che
colora le foglie di giallo e le accartoccia, mentre un sole pallido e spietato
non molla la presa. La polvere veste ogni arbusto e filo d’erba, difficile
trovare un appiglio per lo sguardo, difficile trovare persino la voglia di
guardare.</p>
<p class="MsoNormal">La Melusina tiene, almeno secondo i miei umanissimi
parametri. Quello che ho piantato resiste, aiutato dal miracoloso pozzo salvato
dal cemento e ripulito dal Bragheis qualche mese fa. Con i proiettili dei
partigiani, i fiaschi di vino, i mattoni rotti, le boccette di profumo e di
ansiolitico, persino un grosso rospo, è uscita anche l’acqua, ben di più di
quella che credevamo, regalo quotidiano delle profondità, tesoro di cui ancora
siamo increduli e per sempre grati. La teniamo preziosa, nutrimento per
l’inevitabile, soccorso d’emergenza per le piante più sofferenti, e spesso la
rimandiamo, se appena appena si può. </p>
<p class="MsoNormal">Sto imparando molte cose dalla siccità, in questo mio
microcosmo appena nato, dove quasi nulla ha radici sufficientemente forti e
profonde da intraprendere lunghi viaggi sotterranei tra pietre e argilla. Gli
abitanti della Melusina, almeno la maggior parte, <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>sono vivi solo da un inverno, o nemmeno, e
affrontano con coraggio, ma con scarse risorse personali questo mondo faticoso in
cui è toccato loro diventare adulti.<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>Alcune piccole perenni sembrano a loro agio anche così, e quasi non
hanno bisogno delle mie apprensive attenzioni mattutine. L’orto, aiutato da una
spessa pacciamatura di fieno e da una sorta di millenaria abitudine ai capricci
divini, resiste un po’ ammaccato e non tanto bello da vedere, ma ancora colmo
di pomodori e zucchini, con eroiche zinnie a fare da contorno. I girasoli, invece
no. Li ho seminati questa primavera, caricati di responsabilità enormi,
investiti del ruolo scomodo di “<i style="mso-bidi-font-style: normal;">trombe
d’oro della solarità”, </i>guardiani di un’idea allegra e naif di orto-giardino
da sussidiario delle elementari<i style="mso-bidi-font-style: normal;">. </i>Per
un po’ di tempo le loro gigantesche corolle e i lunghissimi fusti hanno
corrisposto alle aspettative, ma ora si sono trasformati in tristi
spaventapasseri curvi sotto il peso della disillusione. Li taglierò, per poi
riporre le stesse speranze nei nascituri dell’anno prossimo, e così via.</p>
<p class="MsoNormal">Le rose hanno confermato la loro indomabile natura
selvatica: per quanto vezzeggiate, selezionate, potate e disperatamente viziate,<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>rovi erano e rovi rimangono e, come i gatti, in
fondo nulla temono. </p>
<p class="MsoNormal">Poi lavande e rosmarini, verbene bonariensis, gaure esili e
immortali, adorabili spiree dai corimbi rosa rinascimentale, alte e sfumate achillee,
alchechengi lampeggianti, l’enorme e imperioso calicanto dell’ingresso, i
minuscoli erigeron, il sorprendente geranium rozanne, l’invadente e graziosa
impatiens balfourii e su tutte l’euphorbia carachas che penso chieda al cielo ogni
mattina di ritardare ancora il pianto.</p>
<p class="MsoNormal">Le talee amatissime del giardino di mia nonna, i capelveneri
mia sfida vinta, le piante d’appartamento in villeggiatura estiva e la
capricciosa ed esigente brugmansia di cui sono diventata sacerdotessa vivono
invece in un mondo parallelo, in cui una allegra pioggerellina artificiale
scende benefica ogni giorno, più o meno alla stessa ora, da un verde
innaffiatoio a forma di coniglio. La giustizia non è di questo mondo.</p>
<p class="MsoNormal">E poi. Succede che, mentre affaticata percorro in salita il
prato scricchiolante di erba secca, mi appare, sotto il vecchio ciliegio, il
capolino rosato di un ciclamino selvatico, umido di una rugiada boschiva
prodotta da qualche minuscola fata solo per lui, in tutto l’universo.</p>
<p class="MsoNormal">Quando la sera tardi, prima di dormire, lancio un ultimo
sguardo mentale al giardino assetato, è lui che mi appare, lucina nel buio,
speranza incongrua e paradossale. Conta poco la visione d’insieme. Ci salvano i
dettagli.</p><p class="MsoNormal"> </p><p class="MsoNormal"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgoP45tHOeNeTD_zu-YMmeb8RfQLWpK5FWMalLvvLjj0d1W1r_hPGjgo7ZDkKeTRVkaXJM6kiH8dlfRSq_6eKz5Esd3G_dIfMozSuaoauL8xn5yZ_LHhB1WA2UPunv33zjTO8RR0RnvTc4r/s640/IMG_5820.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="640" data-original-width="480" height="482" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgoP45tHOeNeTD_zu-YMmeb8RfQLWpK5FWMalLvvLjj0d1W1r_hPGjgo7ZDkKeTRVkaXJM6kiH8dlfRSq_6eKz5Esd3G_dIfMozSuaoauL8xn5yZ_LHhB1WA2UPunv33zjTO8RR0RnvTc4r/w361-h482/IMG_5820.jpg" width="361" /></a></div><br /> <p></p>
<p><style>@font-face
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<p class="MsoNormal"><span style="color: black; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 14.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Piove piccole gocce fitte e gentili, non bastoni o spade di altri tempi e
momenti, non fiumi in piena e cascate potenti, non scrosci e scontri, non
tempeste inquiete da risvegli notturni. Non tuoni e vento. </span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="color: black; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 14.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Il cielo oggi piove leggero, che quasi -quasi- non vedo. Non ci sono
pozzanghere sulle quali spiare le gocce, non ci sono rivoli ai lati del viale,
l’acqua è una carezza necessaria, e come tale subito assorbita dalla pelle
della Terra. Senza schiaffi, senza spinte, il cielo, da tanto è delicato,
sembra fermo. Non vedo, e allora sento, con il braccio nudo e la mano aperta,
ed è il tatto, più di altri sensi, il tramite che mi fa comunicare con lui (a
me, alla foglia e alla lumaca)</span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 14.0pt;">Quando
piove, quando piove <i style="mso-bidi-font-style: normal;">così, </i>dopo una
lunga agonia di sete, dopo preghiere, speranze e timidi sguardi, il cielo
bianco e lattiginoso, di nuvole fumose, finalmente abbandona il suo esasperante
mutismo, la sua impenetrabile altera lontananza, e inizia, piano, a parlarci. </span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 14.0pt;">Lo
vedo, benevolo, scendere in mezzo a noi, con i suoi mille amorevoli occhi, con
mille dita premurose, e con mille voci tutte uguali ci sussurra una canzone
continua e riposante, senza sorprese, monotona e dolce come un salmo.</span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 14.0pt;">Ci
consola, ci calma, ci lava, ci purifica e ci prepara prima della frenesia
orgiastica della piena primavera che verrà.</span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 14.0pt;">Oggi
il sole è sospeso, ed è questo manto grigio a prendersi cura di noi e di tutti
i noi con cui lo dividiamo, togliendo la sete e liberando i pori, permettendo
alle foglie giovani di esporre i loro alfabeti verdi e lucidi, finalmente di
parlare e di parlarsi. Le rocce, le pietre, persino la ghiaia, si svegliano e
diventano vivi, ricordano la loro natura segreta di sorgenti e greti di fiume.
I semi iniziano il loro viaggio, scendono un po’ e come quasi ogni cosa
vivente, da bruchi diventano farfalle, da uova piccoli uccelli destinati al
volo. Tutto è pronto, nella pioggia primaverile, per la consueta e sempre nuova
trasformazione, ed è così anche per il cielo, che invece di starsene lassù, precipita
in mezzo a noi, rinuncia a un po’ della sua divinità per sporcarsi di fango e
così poterci amare.</span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 14.0pt;">È
bello credere a una nostalgia di terra, a un desiderio di corpo (di più, di incorporazione)
e insieme sapere che ci è dato il permesso di compiere -a noi umani terricoli,
una specie di piccolo sacrilegio perdonabile, un rito silvano di rigenerazione.
Se spalanchiamo la bocca, diventiamo foglie e fili d’erba, e ci allaghiamo di
cielo.</span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 14.0pt;">Tra
un minuto, o domani, i piani saranno di nuovo divisi, il cielo lontanissimo
sopra i nostri rami e il sole di nuovo imperatore farà di noi quello che più
gli piacerà. Ma adesso, ancora per un poco, con il cielo che piove, siamo tutti
una sola cosa.</span></p>
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{page:WordSection1;}</style></p>giulia capotortohttp://www.blogger.com/profile/08441168044539469560noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-8953783171170761716.post-9156419434271888432021-03-26T09:46:00.004+00:002021-03-26T09:46:25.068+00:00Come tigri in salotto.<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj1Pq1CM42AgMDuO2YT1aLaGtIElZAbUiVIWRoCe7G_ItciTdLt51tTzh8VsZy5AnoTqsiSPcLNTTsmD-bYNpgWQQx0tukdHU0NjbAOcNVTPnv4oORWhP9sk-AZ5csGIsYk85LeXRjrSgAx/s2016/IMG_3702%25282%2529.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1512" data-original-width="2016" height="323" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj1Pq1CM42AgMDuO2YT1aLaGtIElZAbUiVIWRoCe7G_ItciTdLt51tTzh8VsZy5AnoTqsiSPcLNTTsmD-bYNpgWQQx0tukdHU0NjbAOcNVTPnv4oORWhP9sk-AZ5csGIsYk85LeXRjrSgAx/w430-h323/IMG_3702%25282%2529.jpg" width="430" /></a></div><div style="text-align: left;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><p class="p2" style="font-family: Baskerville; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: normal; margin: 0px; min-height: 23px;"><span style="font-size: large;"><br /></span></p><p class="p3" style="font-family: Baskerville; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-size: large;">Quelle del pianerottolo, abbandonate a languire nell’angolo buio, vicino alle scarpe e allo zerbino,</span></p><p class="p3" style="font-family: Baskerville; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-size: large;">quelle di San Valentino, che trascorrono l’esistenza vestite a festa, ornate di cuori man mano scoloriti,<span class="Apple-converted-space"> </span></span></p><p class="p3" style="font-family: Baskerville; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-size: large;">quelle non amate, doni non graditi di spasimanti desolati,<span class="Apple-converted-space"> </span></span></p><p class="p3" style="font-family: Baskerville; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-size: large;">quelle salvate (dal cimitero, dal supermercato, dal marciapiede, dal cassonetto, dalla vicina) in un impeto di empatia e ce la farò,<span class="Apple-converted-space"> </span></span></p><p class="p3" style="font-family: Baskerville; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-size: large;">quelle che invece no,</span></p><p class="p3" style="font-family: Baskerville; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-size: large;">quelle della legge di Murphy, che più son brutte più perseverano,<span class="Apple-converted-space"> </span></span></p><p class="p3" style="font-family: Baskerville; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-size: large;">quelle fiorite anzitempo, fuori stagione e fuori misura, grasse di concimi e luci artificiali, <span class="Apple-converted-space"> </span></span></p><p class="p3" style="font-family: Baskerville; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-size: large;">quelle sul bancone del macellaio,<span class="Apple-converted-space"> </span>del droghiere, del minimarket, tutte impomatate, ancora confezionate</span></p><p class="p3" style="font-family: Baskerville; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-size: large;">trattate come fiori recisi, con data di scadenza,<span class="Apple-converted-space"> </span></span></p><p class="p3" style="font-family: Baskerville; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-size: large;">quelle nelle boutique fallite, che muoiono lente dietro vetrine impolverate e manichini svestiti,<span class="Apple-converted-space"> </span></span></p><p class="p3" style="font-family: Baskerville; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-size: large;">quelle al cinquanta per cento, nello scaffale delle offerte,<span class="Apple-converted-space"> </span></span></p><p class="p3" style="font-family: Baskerville; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-size: large;">quelle morte da anni, e per questo vive per sempre, grigie e mummificate nell’angolo vicino alla tv,<span class="Apple-converted-space"> </span></span></p><p class="p3" style="font-family: Baskerville; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-size: large;">quelle sulle mensole in alto o appese al soffitto, condannate alla dimenticanza e al “le bagno domani”,<span class="Apple-converted-space"> </span></span></p><p class="p3" style="font-family: Baskerville; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-size: large;">quelle costrette alla convivenza in improbabili composizioni, come in uno zoo, la giraffa accanto al pinguino, il cactus vicino al ciclamino</span></p><p class="p3" style="font-family: Baskerville; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-size: large;">quelle annegate in sottovasi ricolmi,<span class="Apple-converted-space"> </span></span></p><p class="p3" style="font-family: Baskerville; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-size: large;">quelle predilette dal gatto,<span class="Apple-converted-space"> </span></span></p><p class="p3" style="font-family: Baskerville; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-size: large;">quelle che in natura sono cascate e intere foreste</span></p><p class="p3" style="font-family: Baskerville; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-size: large;">e se non fossero infiacchite da polvere e termosifoni<span class="Apple-converted-space"> </span></span></p><p class="p3" style="font-family: Baskerville; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-size: large;">si mangerebbero la casa e tutto il condominio</span></p><p class="p3" style="font-family: Baskerville; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-size: large;">quelle con i brillantini sulle foglie o la neve spray della vigilia di Natale,<span class="Apple-converted-space"> </span></span></p><p class="p3" style="font-family: Baskerville; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-size: large;">quelle umiliate con occhi, cappelli e cartelli d’auguri</span></p><p class="p3" style="font-family: Baskerville; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-size: large;">quelle nei vasi eleganti senza il buco di scolo,<span class="Apple-converted-space"> </span></span></p><p class="p3" style="font-family: Baskerville; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-size: large;">quelle a ornare l’ingresso in penombra,<span class="Apple-converted-space"> </span></span></p><p class="p3" style="font-family: Baskerville; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-size: large;">quelle davanti alle tapparelle abbassate,<span class="Apple-converted-space"> </span></span></p><p class="p3" style="font-family: Baskerville; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-size: large;">quelle dimenticate, nelle case delle nonne in ospedale,<span class="Apple-converted-space"> </span></span></p><p class="p3" style="font-family: Baskerville; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-size: large;">o d’estate, o negli appartamenti in affitto e in ristrutturazione.<span class="Apple-converted-space"> </span></span></p><p class="p3" style="font-family: Baskerville; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-size: large;">Quelle di moda,</span></p><p class="p3" style="font-family: Baskerville; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-size: large;">quelle fuori moda,</span></p><p class="p3" style="font-family: Baskerville; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-size: large;">quelle della zia,</span></p><p class="p3" style="font-family: Baskerville; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-size: large;">quelle che cambiano posto ogni settimana e alla fine finiscono in balcone,</span></p><p class="p3" style="font-family: Baskerville; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-size: large;">e poi nel bidone.</span></p><p class="p3" style="font-family: Baskerville; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-size: large;">Quelle che sognano i tropici,</span></p><p class="p3" style="font-family: Baskerville; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-size: large;">quelle che sognano il deserto,</span></p><p class="p3" style="font-family: Baskerville; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-size: large;">quelle che cercano l’umido,</span></p><p class="p3" style="font-family: Baskerville; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-size: large;">quelle che anelano il sud.</span></p><p class="p3" style="font-family: Baskerville; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-size: large;">Quelle che stanno lì perché non possono andare altrove e rassegnate non chiedono conto di un destino un po’ così, che tanto sanno di far parte del tutto vegetale ed è già una consolazione.<span class="Apple-converted-space"> </span></span></p><p class="p4" style="font-family: Baskerville; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: normal; margin: 0px; min-height: 16px;"><span style="font-size: large;"><br /></span></p><p class="p3" style="font-family: Baskerville; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-size: large;">Quelle che si<span class="Apple-converted-space"> </span>affollano davanti alle finestre e da fuori sembrano proprio bambini, ansiosi di correre in cortile.</span></p><p class="p4" style="font-family: Baskerville; font-size: 14px; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: normal; margin: 0px; min-height: 16px;"><br /></p></div></div><p></p>giulia capotortohttp://www.blogger.com/profile/08441168044539469560noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8953783171170761716.post-68690058581485772892021-02-19T14:05:00.000+00:002021-02-19T14:05:23.879+00:00Il gelo e l'ulivo.<p> <br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEglTLobPi45RRKlKNymGskTQRB1sqlUev2_3jK_y0xrI5gGckazyBGRihl34jfzJOKePruMs32dCkQ0SGJdD7B1aRjfLUXfTvg3gzMbBw8fJcX-NAT-EB-p-vceh5kBK5tBfvrvon0jw9FC/s2048/IMG_6639.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1536" height="378" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEglTLobPi45RRKlKNymGskTQRB1sqlUev2_3jK_y0xrI5gGckazyBGRihl34jfzJOKePruMs32dCkQ0SGJdD7B1aRjfLUXfTvg3gzMbBw8fJcX-NAT-EB-p-vceh5kBK5tBfvrvon0jw9FC/w284-h378/IMG_6639.JPG" width="284" /></a></div><br />
<p></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Baskerville",serif; font-size: 14.0pt;">Fa
molto freddo, un freddo umido e pungente che non mi lascia scampo e che dopo
dieci minuti azzera la cultura, riportandomi a uno stato di animale indifeso e
richiamando immediati brutti pensieri, e altrettanto immediati sensi di colpa “<i style="mso-bidi-font-style: normal;">nelle nostre tiepide case</i>”. Il freddo
-questo freddo- è il mio personale psicoattivo per rapidamente connettermi con
mondi che conosco non davvero. Per le mistiche la fame, per i camminanti la
fatica, per me la via è il freddo umido di metà febbraio. <span style="mso-spacerun: yes;"> </span></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Baskerville",serif; font-size: 14.0pt;">Fa
più freddo di quanto dica il termometro, un freddo senza rassegnazione, non
tollerabile. Mi impensierisco per i piccoli bulbi appena nati, per la terra che
-presa da ansie primaverili-ho liberato l’altro ieri dalla pacciamatura di
foglie e fieno, per le talee di rose del giardino di mia nonna Maria che sono
già gonfie di gemme <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>e soprattutto per il
giovane ulivo piantato la scorsa primavera accanto al muretto, che prende ogni
gelata come un tradimento, come uno schiaffo non meritato. Povero ulivo da
supermercato, con le sue sempreverdi foglioline argentee, costretto a essere
bandiera di pace e di mediterraneo, così impreparato alla vita di qui, e ora soldatino
in trincea, neanche protetto dalla coltre di neve diventata terra ghiacciata.</span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Baskerville",serif; font-size: 14.0pt;">Per
qualche incomprensibile chiodo spartano, inculcato nelle pieghe della mia educazione,
mi ostino a guardare da lontano la sua solitaria battaglia, <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>a non fornirlo di coperte artificiali, insomma
ad abbandonarlo lì, ad affrontare il destino, il probabile gelicidio e la notte
sotto zero, senza velo da sposa a coprire tronco e chioma. Una specie di darwinismo
invernale, se ce la fa ce la fa, <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>non è
così che si diventa forti, a prezzo di brividi e sofferenze?</span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Baskerville",serif; font-size: 14.0pt;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Mentre scrivo però, crollano certezze e
templi, e dopo aver infilato il mio secondo maglione, <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>già mi viene voglia di rimediare. Chi sono io
per guardare con superiorità i giardinetti a prato inglese e ciottoli bianchi,
dove troneggiano ulivi e palme, come mummie avvolti in garze e teli,
improbabili totem nell’inverno cuneese? Magari hanno ragione loro.</span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Baskerville",serif; font-size: 14.0pt;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Alla fine non faccio nulla, tranne sperare che
immaginazione, preghiere e atti psicomagici possano da soli<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>funzionare da termosifone. </span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Baskerville",serif; font-size: 14.0pt;">Vedremo.
Ora non si capisce ancora se c’è patimento, e intanto è tornato il sole.</span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Baskerville",serif; font-size: 14.0pt;">I
limoni, il lime,<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>la brugmansia, il
cappero alassino, l’asparagina e persino il capelvenere oggetto di uno dei miei
primi esperimenti di sopravvivenza in condizioni estreme, <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>continuano il lungo soggiorno invernale nella
serra, dalle miracolose e incomprensibili proprietà isolanti. In quella piccola
porzione di mondo protetto, le piante sonnecchiano tenendosi compagnia, come se
l’inverno fosse una convenzione o poco più.</span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Baskerville",serif; font-size: 14.0pt;">L’erba
è croccante sotto i passi, gli uccellini si scrollano di dosso la brina e
sembrano volare più leggeri di qualche settimana fa, Chira, il cane giallo,
corre fino in fondo al recinto e annusa tracce di conigli e volpi, abbaia,
chiama, sembra inebriata da qualche energia che non riconosco. </span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Baskerville",serif; font-size: 14.0pt;">Alla
fine, come sempre, basta prestare ascolto e fare esercizi di pazienza. Tutto e
tutti si stanno preparando alla rinascita primaverile. </span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Baskerville",serif; font-size: 14.0pt;">Persino
l’ulivo forse sa, e comunque molto meglio di me, che questi aghi di gelo sono
proprio gli ultimi colpi, quelli più aggressivi, quelli più feroci, di una
battaglia ormai inequivocabilmente perduta.</span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Baskerville",serif; font-size: 14.0pt;"> </span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Baskerville",serif; font-size: 14.0pt;"> </span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Baskerville",serif; font-size: 14.0pt;"> </span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Baskerville",serif; font-size: 14.0pt;"> </span></p>
<p><style>@font-face
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{page:WordSection1;}</style></p>giulia capotortohttp://www.blogger.com/profile/08441168044539469560noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-8953783171170761716.post-64633084925764967062021-02-03T10:55:00.002+00:002021-02-03T10:55:44.753+00:00Non più e non ancora.<p class="p1" style="font-family: Baskerville; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></p><p class="p1" style="font-family: Baskerville; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: normal; margin: 0px;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEijv3aszrIBFcJFVv2UIYP4YL96PITXLMO8f5S5gNMktv57XB6u7udFElAvBb6SoT3axgP99QEE8F-VrOT0b2shkxNBl4jhMy4XLd1vrrgdmp7Q1tiF3GF8clBcoLGXPx3zGtWrTkxnnZ-j/s1787/IMG_3141.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1787" data-original-width="1512" height="454" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEijv3aszrIBFcJFVv2UIYP4YL96PITXLMO8f5S5gNMktv57XB6u7udFElAvBb6SoT3axgP99QEE8F-VrOT0b2shkxNBl4jhMy4XLd1vrrgdmp7Q1tiF3GF8clBcoLGXPx3zGtWrTkxnnZ-j/w385-h454/IMG_3141.jpg" width="385" /></a></div><p class="p1" style="font-family: Baskerville; font-size: large; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-size: large;"><br /></span></p><span style="font-size: medium;">Non più e non ancora. Le chiazze di prato in mezzo alla neve, che ogni giorno si allargano e cambiano forma, sembrano dall’alto carte geografiche, estuari, canyon, continenti, isole alla deriva nell’oceano, ma anche nuvole in transito. Oppure il manto di un grosso animale maculato di cui si riesce a scorgere solo il dorso.<span class="Apple-converted-space"> </span></span><p></p><p class="p1" style="font-family: Baskerville; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-size: medium;">I colori sono ancora quelli di prima, grigi, neri, bianchi e marroni, ma gli squarci di verde, come strappi nella tovaglia o patchwork imbastiti, sono sufficienti a dare paletti allo sguardo, a creare stanze e strade. Intorno agli alberi, soprattutto quelli grandi, il verde è più esteso e circolare, grazie alla vita sotterranea delle radici e al dialogo misterioso che unisce in profondità tutti i viventi.</span></p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><p class="p1" style="font-family: Baskerville; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: normal; margin: 0px; text-align: start;"><span style="font-size: medium;">A guardare bene, in quella superficie umida dove il fango si mischia alle foglie e i fili d’erba sono capelli di neonato, c’è già trasformazione. Forse in luoghi più vicini al sole questo è un primo vero risveglio, e un’avvisaglia dei preparativi per la nuova stagione. Qui il ritmo è lento, la canzone è ancora ninna nanna e questi impercettibili cambiamenti assomigliano di più al passaggio a una fase nuova di sonno, quella del mattino presto, dove la luce, le speranze e le nerissime paure si mescolano in un impasto onirico ancora difficile da decifrare, ma sostanza e nutrimento di un incredulo mattino. <span class="Apple-converted-space"> </span></span></p><p class="p1" style="font-family: Baskerville; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: normal; margin: 0px; text-align: start;"><span style="font-size: medium;">Persino la neve, nei punti dove ostinata sembra resistere al ciclo del tempo (ma è un’illusione, perché solo la specie umana, di tutte, si ostina, e io con lei), non è più uniforme biancore, ma, persa la giovinezza del pieno inverno, è pelle rugosa, punteggiata di macchie, passetti, orme, saltelli, persino strane sinuose andature. Increspature del vento, piccole volontà che, incoraggiate dall’intermittente tepore tardo invernale ridanno inizio ai loro traffici o, nel caso di fate e topi ragni, cominciano il balletto delle visite di cortesia.<span class="Apple-converted-space"> </span></span></p><p class="p2" style="font-family: Baskerville; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: normal; margin: 0px; min-height: 16px; text-align: start;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></p><p class="p1" style="font-family: Baskerville; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: normal; margin: 0px; text-align: start;"><span style="font-size: medium;">Non più e non ancora. In questa terra di mezzo, il tempo dà il tempo per lunghi e nascosti riti di passaggio, canti propiziatori che arrivano alle nostre orecchie come richiami di uccelli, fruscii, scricchiolii e scrosci d’acqua dai tubi delle grondaie. Cascate continue e gocce intermittenti creano minuscoli laghetti estemporanei, l’acqua scorre discreta ai bordi del muretto e dei marciapiedi. Le foglie dei piccoli ellebori, degli epimedium coraggiosi sotto il melograno dormiente si riprendono lo spazio verticale come nulla fosse, dopo la lunga clausura, scrollandosi di dosso la neve con un’energia di steli verdi scuro che non lascia spazio al pessimismo. Altri, le giovanissime rose mutabilis,<span class="Apple-converted-space"> </span>le Penelope ancora forestiere, l’iperico (<i>hypericum magical red flame)</i>, privato del suo giallo pirotecnico, e una variegata teoria di arbustini e cespuglietti emergono rotti e un po’ stropicciati.<span class="Apple-converted-space"> </span></span></p><p class="p1" style="font-family: Baskerville; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: normal; margin: 0px; text-align: start;"><span style="font-size: medium;">Strano periodo di transizione, in cui il sole e la pioggia insieme sciolgono la neve, improbabili e precari alleati al servizio della primavera.</span></p><p class="p1" style="font-family: Baskerville; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: normal; margin: 0px; text-align: start;"><span style="font-size: medium;">Non più e non ancora, ed è difficile tenere a freno l’entusiasmo e non esagerare con la caccia al tesoro (vedo la punta di un bulbo, una primula, tre margherite, e i bucaneve, dove ho messo i bucaneve?). Perché basta una notte di gelo o una spuzzata di brina per ributtarci all’indietro, nella sorella disillusione.<span class="Apple-converted-space"> </span></span></p><p class="p2" style="font-family: Baskerville; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: normal; margin: 0px; min-height: 16px; text-align: start;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></p><p class="p1" style="font-family: Baskerville; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: normal; margin: 0px; text-align: start;"><span style="font-size: medium;">La volpe, stamattina, attraversava in controluce il grande prato in discesa, precisa e senza incertezze.</span></p><p class="p1" style="font-family: Baskerville; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: normal; margin: 0px; text-align: start;"><span style="font-size: medium;">Forse bisognerebbe soltanto imparare da lei.<span class="Apple-converted-space"> </span>Vivere senza attendere, camminare senza cercare, andare senza anticipare, buttare gli orologi, respirare, che ogni minuto è lunghissimo se stiamo fermi a guardarlo passare.<span class="Apple-converted-space"> </span></span></p></div>giulia capotortohttp://www.blogger.com/profile/08441168044539469560noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8953783171170761716.post-35442467510752853012021-01-25T10:32:00.002+00:002021-01-25T10:32:59.963+00:00The widest possible view of the open sky.<p> <br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgPHOfGoiH8sC3Zh0XRB_ljWM6OKxZ1Jlzsu8ZetTj0gvNsGwqbpmLnI8-R2ygKsqCdLxJLcH6WyjpTiSozVZL-ZAziafCrjOTbtAFZ1ooErM4AllamfMIzK7U8u0hjmo4GWqNJo3BaOVRW/s2016/IMG_3067.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2016" data-original-width="1512" height="451" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgPHOfGoiH8sC3Zh0XRB_ljWM6OKxZ1Jlzsu8ZetTj0gvNsGwqbpmLnI8-R2ygKsqCdLxJLcH6WyjpTiSozVZL-ZAziafCrjOTbtAFZ1ooErM4AllamfMIzK7U8u0hjmo4GWqNJo3BaOVRW/w339-h451/IMG_3067.jpg" width="339" />
</a><p class="MsoNormal" style="text-align: left;"><span style="font-family: "Baskerville",serif; font-size: 16.0pt;"> </span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: left;"><span style="font-family: "Baskerville",serif; font-size: 16.0pt;">Il
capelvenere ora guarda il cielo e forse, ma lo dico piano, <span style="mso-spacerun: yes;"></span>abbiamo trovato un accordo. Dopo fallimenti così
definitivi da togliere senso e gioia a ogni ulteriore tentativo, dopo
disamoramenti rapidi e volubili ritorni, spostamenti schizofrenici, accanimenti
terapeutici, bagni di vapore, piogge e travasi, preghiere, musica e ostentata
indifferenza, eravamo infine arrivati a un “mai più” quasi convinto. Non tutto
si può avere, non tutto si può fare, persino la magia si arrende di fronte a
certe resistenze del reale e si ritira sdegnosa davanti a divinità arcane, che
non capisce e non comanda. E così a volte l’amore non è corrisposto, il
fraintendimento è costante, i bisogni dell’altro incomprensibili. Tutto dovrebbe
funzionare e nulla funziona, eppure c’era pazienza e volontà, desiderio e attenzione,
gli ingredienti sembravano giusti. Forse la temperatura delle mani
nell’impasto, o un fugace cattivo pensiero, i fluidi della luna crescente, gli
scontri di trigoni e case celesti, forse il karma, il ciclo mestruale, il
temperamento, il tempo. Quell’incontro disarmonico tra parole e silenzi, una
carezza che per sbaglio diventa schiaffo, inciampare nel tango. A lasciar
parlare i corpi, si sa subito se provengono dallo stesso pianeta. È solo che spesso non si vuole sentire, si persevera a parlare
due lingue diverse e a far finta che funzionino traduzioni improvvisate. Con le
piante, non c’è finzione che tenga. Senza pelle, vivono di vibrazioni,
impercettibili variazioni di umore e umidità, reagiscono senza mediazioni al
mondo che le contiene, scambiandosi chimica e respirando pensieri
indecifrabili. </span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: left;"><span style="font-family: "Baskerville",serif; font-size: 16.0pt;">E dunque il capelvenere. Mia pianta totemica, vibrante
delicatissima creatura boschiva, sorella di fate e falene, muschio e sorgenti,
dalle piccole mani di spore, felce umbratile e ombrosa. Amore mai corrisposto, mal
riposto, che ho visto tante volte seccare di sete e solitudine, malinconica
emissaria di una natura umida e nascosta, da cui siamo stati esiliati e a cui maldestri desideriamo tornare. E dunque il capelvenere, non conto quante volte l’ho
comperato, curato, spostato e spruzzato, persino relegato per disperazione e
per non doler del cuore nella serra fredda insieme ai limoni. Poi un giorno, per serendipity,
vagando <span style="mso-spacerun: yes;"></span>distratta alla ricerca di
suggestioni e altri possibili, trovo, in inglese, un articolo tecnico, per niente poetico, che per qualche ignota
ragione si trasforma in formula magica, definitiva e audace, così potente da
cambiare la realtà, quella dura. </span>
</p></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Baskerville",serif; font-size: 16.0pt;">“<i>Give
the plant (</i>maidenhair fern<i>, </i>cioé capelvenere<i>)<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>the widest possible view of the open sky”</i>. Open sky. Questa giuro non
l’avevo mai pensata, che il capelvenere amasse affacciarsi a guardare il cielo,
e di tutte, era forse l’unica attenzione che non gli avevo dato. </span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Baskerville",serif; font-size: 16.0pt;">Eppure
guardare il cielo è anche una delle mie, di cose preferite. A volte basta trovare
un unico piccolo comun denominatore per cancellare anni di incomprensioni. </span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Baskerville",serif; font-size: 16.0pt;"> </span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Baskerville",serif; font-size: 16.0pt;">Sul
suo davanzale che guarda il giardino, il capelvenere dimentica tutto il resto,
il suo essere un’anima tormentata e capricciosa e persino il sole che, al
mattino, gli tocca (sacrilegio) le sensibilissime foglie. </span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Baskerville",serif; font-size: 16.0pt;">Ha
ciò che ama, e tutto il resto, come in un privatissimo universo, si dispone per
renderlo felice.</span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Baskerville",serif; font-size: 16.0pt;"> </span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Baskerville",serif; font-size: 16.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin;"> </span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Baskerville",serif; font-size: 16.0pt;"> </span></p>
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<p class="MsoNormal" style="text-align: left;"><style>@font-face
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{page:WordSection1;}</style>giulia capotortohttp://www.blogger.com/profile/08441168044539469560noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-8953783171170761716.post-83652983919692922902021-01-15T10:54:00.005+00:002021-01-15T11:14:35.743+00:00La Melusina e l'arcobaleno di Goethe.<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhTnmdctt303F7Q4RpJ5J36avW3xLnql8EIqPDVl_W3TYB9YTr488ulwvPGV8oyw3cjFy2zHWL-8yhpilBc6yAPazBoA_7zQgscMf8iRnOXa-UQ5_inC9XCht-IFGe1YTUVCkBPipXSYS90/s1506/7A153CB3-AA16-4F34-A889-E24E4C58F146%25281%2529.JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1506" data-original-width="1506" height="373" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhTnmdctt303F7Q4RpJ5J36avW3xLnql8EIqPDVl_W3TYB9YTr488ulwvPGV8oyw3cjFy2zHWL-8yhpilBc6yAPazBoA_7zQgscMf8iRnOXa-UQ5_inC9XCht-IFGe1YTUVCkBPipXSYS90/w373-h373/7A153CB3-AA16-4F34-A889-E24E4C58F146%25281%2529.JPG" width="373" /></a></div><p></p><p><span style="font-size: xx-small;"></span><br /></p><p><i><span style="font-size: xx-small;"><span style="font-size: x-small;">Un arcobaleno che dura un quarto d'ora nessuno lo guarda più.</span></span></i></p><p><span style="font-size: x-small;"><span> </span><span> </span><span> </span><span> </span><span> </span><span> </span><span> </span><span> </span><span> </span><span> </span><span> </span><span> </span><span> </span><span> </span><span> </span>(Johann Wolfgang Goethe)</span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-size: x-small;"> </span><span style="font-size: 14pt;">La bellezza è funzione della
fuga, l’effimero ci riempie di languore e nostalgia, il continuo trasformarsi
delle cose ci costringe ad acrobazie di attesa e sorpresa, che lasciano
frastornati di precaria beatitudine. Lo spettacolo è indimenticabile perché sappiamo
che finirà, tra applausi e lacrime di commozione.</span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-size: 14pt;"> </span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-size: 14pt;">Quando tutto sembra fermarsi,
le cose si fanno diverse. Ci stanchiamo in fretta, ci
annoiamo di ciò che ieri abbiamo divorato con occhi avidi, ci immalinconiamo
subito della felicità appena provata, le togliamo valore. Vogliamo cambiare
canale, sfondo, panorama, pianeta. </span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-size: 14pt;">E quindi la neve, qui alla
Melusina, non la guardo nemmeno più, come il noiosissimo arcobaleno reso
imperituro da Goethe. Non vedo più la sua consistenza, che peraltro è ancora
bellissima, candida e croccante nel gelo del mattino. Non vedo neanche il vasto
paesaggio di montagne, tetti e campanili<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>che si dispiega bianco davanti alle finestre e che mi rincuorava fino a
ieri. Quello che vedo è invece un dispetto, una brutta coperta buttata sul
mondo, una tenda che nasconde il mio sogno. Il giardino da parte sua, così
neonato, così ancora impreciso, non ha bellezze da esibire e nulla di
consolatorio, né cortecce colorate, né rami lucenti, né bacche allegre, né geometrie
ghiacciate, e nemmeno i cachi arancioni che qui intorno salvano persone e
passeri dall’inverno. Non ha quasi nulla, se non rametti spauriti e sgraziati,
alberelli solitari, spine di rosa e cumoli rotondi che lasciano, con qualche
fantasia, intuire salvie e rosmarini. Le querce e i ciliegi si impongono allo
sguardo, rendendo, però, ancora più evidente il vuoto intorno. <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Tutto il resto, sepolto in un mondo di mezzo,
chiuso in un’armatura impenetrabile. Cosa c’è non lo so più, cosa c’era non
ricordo, cosa ci sarà è affidato a qualche ondivaga speranza. E a poco vale il mite
pensiero del “sotto la neve pane”, e del lungo sonno vegetale. Qui, dalle mie
finestre, tutto sembra congelato in un incantesimo eterno, come il cuore di
ghiaccio della regina delle nevi. </span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-size: 14pt;">Siamo fuori sincrono, la Melusina ed io,
separate da diversi esercizi di pazienza, da diversi flussi del tempo, da
diverse saggezze e da diverse esperienze. Non ci comprendiamo. Non è la prima
volta che succede, che il battito del cuore sia sfasato rispetto a quello del
mondo, succede con i bambini molto piccoli, quando i mesi sembrano durare
secoli e l’eternità prende la forma delle notti insonni, succede quando da
ragazzini si desidera correre al ritmo degli adulti, senza capire che grande
inganno sia. Succede a volte con l’amore.</span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-size: 14pt;"> </span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-size: 14pt;">Per cui, come dice la mia
saggia vicina, occorre fare esercizi di immaginazione e usare il foglio bianco
che abbiamo davanti per disegnare mandala, macchie di colore, aiuole, rotazioni,
semine, e immaginare inaspettate fioriture<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>e scorci di tropici domestici. E poi uscire, anche se si gela. Il
calicanto, oggi che c’è il sole, sta aprendo i suoi piccoli pugni, fino a ieri
serrati in posizione di difesa. Domani l’aria sarà piena del suo inconfondibile
profumo e la primavera di un passo più vicina.</span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-size: 14pt;"> </span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-size: 14pt;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhYroYjwfrif0kQqB69a7YBSzk85HPQlx8PQWeXwRNXkI3GBtBr_WhjFJ9pb3h1RVVPZdXYeRRA-Rr4Gw3fbm75qjZrzNUagSWHv8coU6izfcW0Kk60N28XN-lRVLP9HLzcVExVaME_a1qv/s1302/70185041-6CFC-4F1C-9FFD-6FC0767B2035.JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1302" data-original-width="1302" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhYroYjwfrif0kQqB69a7YBSzk85HPQlx8PQWeXwRNXkI3GBtBr_WhjFJ9pb3h1RVVPZdXYeRRA-Rr4Gw3fbm75qjZrzNUagSWHv8coU6izfcW0Kk60N28XN-lRVLP9HLzcVExVaME_a1qv/s320/70185041-6CFC-4F1C-9FFD-6FC0767B2035.JPG" /></a></div><br /> <p></p>
<p><style>@font-face
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</p>
<p class="MsoNormal" style="mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto;"><span style="font-family: Baskerville; font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Qualche giorno fa ho potato le rose, le rose native,
quelle che c’erano prima, prima che il nostro sguardo si appoggiasse qui, tra
fiume e collina. Le rose colorate e chiassose, senza nome di battesimo o
pedigree, senza studio e ricerca, e che pure, da sole, hanno permesso a questo
pezzo di terra di continuare a chiamarsi giardino, anche quando intorno erano
fango e macerie. Quelle rose in prima fila, davanti alla casa, io non le avrei
mai piantate, non così, non in quella posizione, non con quei colori.
Addirittura, ancora forestiera e presuntuosa, i primi tempi mi sono aggirata
con sguardo occhiuto a decretarne la vita o la morte, per poi tornare sui miei,
metaforici e reali, passi e giudicare che, senza il loro aiuto, il giardino sarebbe
stato solo un'idea, per quanto forse un'idea più ortodossa. Come per tante
altre cose, le ha salvate la forza dell'inerzia, e senza dubbio anche il loro
portato di libertà, ché salva spesso scoprire come è utile e bello venire
contraddetti e come non si sappia nulla, prima di saperlo. Loro, vecchie
signore non molto perbene, sedute davanti al muretto di pietre e mattoni, come
prima, come sempre, hanno tronchi nodosi resistenti alle cesoie e grosse
spine innocenti e micidiali e stanno lì, a sorvegliare il prato e a dettare la
musica di un'ipotetica e arruffata "<i>mixed border".</i> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto;"><span style="font-family: Baskerville; font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto;"><span style="font-family: Baskerville; font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">E poi, la sevillana, "amante di pianura, regina
di corriere e paracarri" dalla grazia rigida di ballerina di flamenco,
rossa senza speranza, senza sfumature e senza narrazione, bambola di paese
pronta a farsi un giro con chi glielo chiede. La sevillana, rosa del benzinaio
per eccellenza, offriva, prima della neve, ancora tutta una teoria di petali e
bacche, e docile si è sottomessa al taglio. La sua posizione così centrale nelle
foto di gruppo, fuori posto come una lontana zia o un aggettivo sbagliato l’ha
messa in pericolo tante volte. Per la verità la mette in pericolo ogni volta
che lo sguardo si sofferma sul suo abito rosso. Perché è la sevillana a
introdurre al giardino, come l'incipit di un libro, ed è inevitabile
domandarmi se davvero sia lei la chiave della Melusina. Eppure, come ormai ho
imparato, ogni cosa è più saggia di me e tutto si autodetermina porgendomi la soluzione come improbabile vaticinio.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto;"><span style="font-family: Baskerville; font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">In definitiva, quello che la sevillana mi ha insegnato
è che niente è più protettivo della gioia di vivere, efficacissima strategia di
stare al mondo, non dissimile dagli occhi grandi e dalle zampe morbide dei
cuccioli di ogni specie. Per questo, per il suo inscalfibile ottimismo e la sua
vitalità musicale, la ballerina di flamenco starà al suo posto fin che lo
vorrà, a rovinare la grazia virginale di tenui colori pastello con la sua ampia
gonna sempre sollevata e il trucco un poco sbavato. </span></p><p class="MsoNormal" style="mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto;"><span style="font-family: Baskerville; font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhY-KMS757LfWtb51Bar_Obm_yMSzpmNBtnIjT71-MjCidHXq7QY8mQjdGLR1xso_bnLOFEkdjmGj_HmNtwtViL8iycsldY0DKTsLt5IPmcaj12D1T_xFzYSDSH7EAQvNzsR58LjwJ6_O9_/s640/rose.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="592" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhY-KMS757LfWtb51Bar_Obm_yMSzpmNBtnIjT71-MjCidHXq7QY8mQjdGLR1xso_bnLOFEkdjmGj_HmNtwtViL8iycsldY0DKTsLt5IPmcaj12D1T_xFzYSDSH7EAQvNzsR58LjwJ6_O9_/s320/rose.jpg" width="320" /></a></div><br /> <p></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: Baskerville; font-size: 14.0pt;"> </span></p>
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{page:WordSection1;}</style></p>giulia capotortohttp://www.blogger.com/profile/08441168044539469560noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-8953783171170761716.post-38062254166301348212020-12-02T11:28:00.005+00:002020-12-02T11:28:50.687+00:00E liberaci dai contorni.<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgjvb80gIBm-2pJsBVuV_1AVMb2wxNQua92ZAY1EDV9K0fhA3Baqt3PoDBo9eRGnA4AJ_1HPtWP5l7R2kU-fc0-CwIN_I5bYIVeXA-ghomZ5gvXR5piWPw3Jew39FFVpytDL2HVY_dkPWvq/s640/neve1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="640" data-original-width="480" height="392" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgjvb80gIBm-2pJsBVuV_1AVMb2wxNQua92ZAY1EDV9K0fhA3Baqt3PoDBo9eRGnA4AJ_1HPtWP5l7R2kU-fc0-CwIN_I5bYIVeXA-ghomZ5gvXR5piWPw3Jew39FFVpytDL2HVY_dkPWvq/w294-h392/neve1.jpg" width="294" /></a> <span style="font-size: 20.0pt;"> </span><span style="font-size: 20.0pt;"> </span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><span style="font-size: 20.0pt;"></span><span style="font-size: medium;"><span> </span></span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><span style="font-size: medium;"><span>Identica a se stessa dall’inizio
dei tempi, rende identica ogni cosa, cancella rumore e definizioni, nasconde
plastiche, lamiere e mostri architettonici, rende gemelli pero,
melo e se il forcone è rimasto fuori, rende gemello anche lui. La neve copre
le aiuole e l’orto, i sentieri e i marciapiedi, come un orologiaio riporta indietro
le lancette a prima dell’asfalto e del cemento armato, a prima ancora, in un
tempo sospeso, e azzerato. Solo il mutare delle pennellate di luce ricorda che
nulla è fermo, persino quando lo sembra, e lo ricordano anche gli alberi, che
si scrollano come cani bagnati, e i voli temerari di pochi uccelli. Insieme ai rami
di inchiostro, diventano protagonisti pali della luce e fili dell’alta
tensione, generoso insperato mimetismo naturale.</span></span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><span style="font-size: medium;"><span> </span></span><span style="font-size: medium;"></span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><span style="font-size: medium;"></span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><span style="font-size: medium;"></span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><span style="font-size: medium;"></span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><span style="font-size: medium;"></span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><span style="font-size: medium;"></span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><span style="font-size: medium;"><span></span></span><span style="font-size: medium;"><span>Ringrazio i fiocchi perché rendono
uguale anche me, mi ammantano di bianco, mi nascondono, cancellano mostri, temperano angoli e
ammorbidiscono spigoli, mi fanno pensare pensieri banali, mille volte pensati,
comporre haiku mille volte scritti, guardare luoghi e vederli identici ad altri luoghi,
qui, altrove, lontano, lontanissimo persino (penso a Siberia, Canada, Appennino,
a scorci di parchi cittadini, penso agli affreschi nevosi di San Fiorenzo,
Palestina piemontese).</span></span></div><p></p><div style="text-align: left;"><span style="font-size: medium;">
</span></div><p class="MsoNormal" style="text-align: left;"><span style="font-size: medium;"><span>Con i fiocchi cade la presunzione, l’antipatico scudo dell’unicità. Nelle infinite fotografie, una
fotografia sola, e tutti ci sentiamo un po' più liberi dai contorni.</span></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: left;"><span style="font-size: medium;"><span> </span></span></p><div style="text-align: left;"><span style="font-size: medium;">
</span></div><p class="MsoNormal" style="text-align: left;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgep46o2JszHsKlwNkSQb5_sPwC0_1emsb4LiZdE9FD9M705WrO9nmg1TVyK79MpCEuDYcdFDs2JQVy2Y9Y8l4fCctoG-36WougNz5hgDVTeiuvhQizsc_aAY_h3995GfKtUBAwi-19EMGC/s640/neve2.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="640" data-original-width="480" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgep46o2JszHsKlwNkSQb5_sPwC0_1emsb4LiZdE9FD9M705WrO9nmg1TVyK79MpCEuDYcdFDs2JQVy2Y9Y8l4fCctoG-36WougNz5hgDVTeiuvhQizsc_aAY_h3995GfKtUBAwi-19EMGC/s320/neve2.jpg" /></a></div><span style="font-size: medium;"><span> </span></span><p></p><div style="text-align: left;"><span style="font-size: medium;">
</span></div><p class="MsoNormal" style="text-align: left;"><span style="font-size: medium;"><span> </span></span></p><div style="text-align: left;"><span style="font-size: medium;">
</span></div><p class="MsoNormal" style="text-align: left;"><span style="font-size: medium;"><i><span> </span></i></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: left;"><span style="font-size: medium;"><i><span> </span></i></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: left;"><span style="font-size: medium;"><i><span> </span></i></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: left;"><span style="font-size: medium;"><i><span> </span></i></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: left;"><span style="font-size: medium;"><i><span> </span></i></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: left;"><span style="font-size: medium;"><i><span> </span></i></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: left;"><span style="font-size: medium;"><i><span> </span></i></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: left;"><span style="font-size: medium;"><i><span> </span></i></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: left;"><span style="font-size: medium;"><i><span> </span></i></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: left;"><span style="font-size: medium;"><i><span> </span></i></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: left;"><span style="font-size: medium;"><i><span> </span></i></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: left;"><span style="font-size: medium;"><i><span> </span></i></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: left;"><span style="font-size: medium;"><i><span> </span></i></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: left;"><span style="font-size: medium;"><i><span> </span></i></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: left;"><span style="font-size: medium;"><i><span> </span></i></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: left;"><span style="font-size: medium;"><i><span> </span></i></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: left;"><span style="font-size: medium;"><i><span>(Lo so, lo so che esiste la neve dei poveri, dei
rifugiati, dei profughi, di chi non ha scarpe e macchina fotografica. Lo so, e
quello che faccio –ed è niente- appendo palline di grasso ai rami per cince e
verdoni).<br /><br /> </span></i></span></p>
<p><style>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiBY1DL_Ix-NHLaptxVHy5ExRRYcxyVRT9Ch99z3NrdmNHFkiLEo6yKOZAMZlWk89FvjOwD_1X0Zn59tIhQA5rgciR2nozVxzOsQ2Z-m4p7bCLXf-FrG7ha0oa0wJdisix1KjQp0yg_I4LZ/s1600/balconebellezza.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiBY1DL_Ix-NHLaptxVHy5ExRRYcxyVRT9Ch99z3NrdmNHFkiLEo6yKOZAMZlWk89FvjOwD_1X0Zn59tIhQA5rgciR2nozVxzOsQ2Z-m4p7bCLXf-FrG7ha0oa0wJdisix1KjQp0yg_I4LZ/s400/balconebellezza.jpg" width="400" /></a></div>
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<br />
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Di necessità occorre far
virtù. Ce lo insegnano interi catechismi di prozie sagge e favole moraliste di
Esopo. E così una volpe che non riesce a raggiungere i gonfi acini d’uva
sostiene sostenuta che “tanto sono acerbi”. Io –sempre- sono stata del partito
di Pollyanna e del suo “tanto meglio così”, ibridato con una tendenza che tende
a crescere verso il pensiero magico e le balzane trasformazioni del reale.
Quindi non mi preoccupo troppo per la mia attuale mancanza di un giardino da
coltivare, o di un terrazzo, o di un cortiletto e, a parte occasionali aghi nel
cuore, mi curo del mio balcone e sogno placidamente vastità. Questa premessa era necessaria,
perché mi è importante rimarcare che chi vive la mia situazione non è per forza
“invidioso”, piuttosto necessita di molta elasticità e si trova continuamente a
dover affrontare problemi pratici e anche filosofici di non piccola portata. Ne
esporrò alcuni (dilemmi, problemi, quesiti, posizioni ideologiche precarie,
affermazioni etc.), ai quali solitamente si accompagna anche il loro contrario.
Questo allenamento al pensiero complesso serve, nella vita.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">-Beh, però avere un
balconcino è comodo, è più facile seguire la crescita delle proprie piantine.
Poche e ben curate.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">- Olà, eccheccavolo. Il
balcone mica mi ferma, sovrappongo fioriere, attacco bancali, faccio orti
verticali, infilo vasi nei vasi e rampicanti pensili.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">- Dopotutto su un balcone si
possono coltivare anche querce..basta conoscere i rudimenti della potatura
giapponese.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">- Quest’anno non compro
piante, mi autogestico, autoproduco, semino avocado, nespole, ciliegie, poi
taleizzo, poi dissemino.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">- Mh. Forse un balcone è più
adatto alle annuali (o presunte tali). Petunie, tagete, lobelie, begonie,
dalie, viole del pensiero, margherite, belle di giorno, di notte, di vetro.
Evviva i fiorellini! Con i loro colori offrono la primavera nel cemento.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">- Mai cederò ai fiorellini. Sono
terribili quei cuscini sgargianti di un kitch senza perdono.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">- Verde, solo verde. Due o
tre varietà (quelle che mi vengono bene e che mi autoproduco). Barcelona <i style="mso-bidi-font-style: normal;">role model.</i></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">- E adesso che ho i
papaveri, tra un mese che sono sfioriti, che faccio?</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">- Da Orticola torno
stravolta in tram con 5 piante di cui non ricordo il nome, ma che certamente
sono erbacce (molto belle, per carità). Vita attiva brevissima, poi scompaiono
lasciando tristi vasi nudi.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">- Come si fanno a fare le
stanze in un balcone di un metro per tre?</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">- Che belli i balconi quasi
vuoti!</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">- Che belli i balconi
stra-pieni!</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Il balcone serve a
sperimentare, se no che divertimento c’è?</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">-Non amo i sempreverdi.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">-Amo i sempreverdi.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">- Stavolta che ho il sole,
riempio il balcone di rose.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">- Basta. Impeditemi di
comprare un’altra rosa.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">-Non avrò alcuna pianta
banale.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">- Se tutti hanno le stesse
piante ci sarà un motivo.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">E potrei andare avanti per
sempre, io con il naso in su per strada a guardare come fanno gli altri, a
sognare terrazzi e giardini dove ci sta –quasi- tutto e magari anche le ninfee.
A rimettere in discussione la mia idea personale di giardino tascabile, ad
amare tremendamente questo e il suo contrario (come un balcone selvatico di
sedum, che ho appena incontrato, e che in questa stagione fiorisce di cascate
di nasturzi, e null’altro). A comprare piante al supermercato e raccogliere
talee. A fare esperimenti. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Per ora, di tutto, sono
rimasta coerente solo all’assenza di gerani. E all’assenza di rosso. Ma chissà.
Quando avrò un terrazzo, vedremo.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
giulia capotortohttp://www.blogger.com/profile/08441168044539469560noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-8953783171170761716.post-66788131696200174002016-05-12T17:12:00.002+01:002016-05-12T17:12:23.767+01:00Regine d'attesa.
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<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Che poi, a essere sincera,
mica mi sono mai davvero piaciute. Volgarotte, pretenziose, divenute dozzinali
nel loro essere dive da supermercati. Recise poi, sono terribili.
Spocchiose e fasulle, con quell’aria da cocker spaniel a una fiera di provincia e la
vacua prosopopea delle reginette di bellezza. Nascono imbellettate e vestite da
cerimonia, e così durano, a lungo. Immutabili per settimane e poi, zac,
caduche come foglie d’autunno di fiori di carta velina.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Poi, l’attesa. Ed è quasi
tutto lì il segreto del loro fascino ambiguo e irresistibile (per tacer dello spudorato disporsi dei petali, ovvio).</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Perché loro sono la
quintessenza dell’attesa, profumano letteralmente di attesa. Attesa che può
durare una stagione o una vita intera, come certe cose della vita, attesa piena
di fede, o al contrario fatalista, attesa smemorata o trepida, attesa riempita
di attesa. Quando cade anche l’ultimo fiore, e il lungo ramo svetta inutile e
sgraziato, le orchidee, orbe dei loro occhi extraterrestri, si svestono
dell’essere piante per divenire illusione pura, o promessa senza paracadute.
“Tornerò, aspettami”, dicono gli <i style="mso-bidi-font-style: normal;">amour de
jeunesse.</i></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Poi il vuoto, riempito da cure
sacerdotali prive di garanzia di miracolo, come chicchi di riso e incenso sugli
altari domestici.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Noi, vestali, a
bagnare, inumidire, irrorare, nebulizzare. Costruire zattere aeree, concimare,
non concimare, illuminare. Aspettare e aspettare. A volte ce ne dimentichiamo
pure, flirtiamo con più semplici amori. <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Solo che poi, quando compare quasi improvviso un bocciolo
rotondo che prelude alla fioritura, lo accogliamo come un soldato tornato dalla
guerra, che non aveva mai risposto alle nostre lettere accorate e che ora è lì,
vivo davanti a noi. Così tutto ricomincia, in un logorante tira e molla che può
durare una vita intera e che ogni volta è come se fosse la prima.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Perché le orchidee, quando
si degnano di rifiorire, è fatta. L’incantesimo è compiuto e ti stregano per
sempre, con il dubbio che non siano del tutto sincere, ma poi chissenefrega.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">p.s. Ovviamente ci sono
quelle (o quelli) che trattano le orchidee come i sedum o giù di lì, e
nonostante questo hanno fioriture costanti, epiche e generosissime. A loro va
la mia invidia, e un’altra storia da raccontare.</span></div>
giulia capotortohttp://www.blogger.com/profile/08441168044539469560noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-8953783171170761716.post-56820676591029698662016-04-29T14:46:00.000+01:002016-04-29T14:46:13.193+01:00Casa è dove c’è una pianta.<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
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<br />
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjrH9W0kFjN0GhnRchhd4BSIFvCcTQvEOSVhBmtrsTzwF4J3nLZH8iMuY-pM9w8lAO0fSxiZV0nVfWm5wUo60mYgoUhNsfpYz5IW7Q-41lDJbHUAdKoAFriifLdRQPqq0gfnZBNEzRW9-e9/s1600/Leon.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="170" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjrH9W0kFjN0GhnRchhd4BSIFvCcTQvEOSVhBmtrsTzwF4J3nLZH8iMuY-pM9w8lAO0fSxiZV0nVfWm5wUo60mYgoUhNsfpYz5IW7Q-41lDJbHUAdKoAFriifLdRQPqq0gfnZBNEzRW9-e9/s400/Leon.JPG" width="400" /></a></div>
<br />
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Mettere
le radici è una metafora usata e abusata per significare che si è deciso di
fermarsi. Dopo lungo andare, o dopo qualche girovagare non importa.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Noi abbiamo i piedi che ci possono
portare lontano, le piante –almeno in natura- si possono certo spostare, ma con
metodi che appartengono solo a loro, grazie al vento, alle api, e a tutte
quelle cose che sappiamo.</span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Poi
ci sono le piante in vaso. Quelle sono un po’ come i pesci rossi nella loro
boccia di vetro, o se vogliamo, come le chiocciole nel loro guscio. Possono
spostarsi stando ferme, per dire. Magari perché d’inverno fa freddo e vengono
ritirate in veranda, magari invece per prendersi un’acquazzone primaverile che
pulisca foglie e pori, magari spesso per traslochi in altri balconi o in altre
città. Non è che amino farlo, ma le radici non sono un impedimento.</span><span style="font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-size: 12.0pt;"> </span></div>
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<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">L’altro giorno, costeggiando
a piedi un piccolissimo luna park di quartiere, mi sono accorta che, proprio
davanti a uno dei camper dove vivono i giostrai e i loro famigliari, a
fianco di un tappetino consumato con scritto welcome, stava a prendersi il fresco della sera un
ficus benjamina nel suo vaso di plastica.</span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEijN8hBbUCGVzH7JT-tpxwviMuq2dO2ovZb5wUmc7dCr8Xmyp30-uUuhG3p4MPIVeoOWcBkem8TzhmRmUdJiWW5hyLZiT0P7eTn568QXo-40J_OHMIXBsmnGQTpLTkEaFanwmVhrkSDsLoI/s1600/piantagiostre.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEijN8hBbUCGVzH7JT-tpxwviMuq2dO2ovZb5wUmc7dCr8Xmyp30-uUuhG3p4MPIVeoOWcBkem8TzhmRmUdJiWW5hyLZiT0P7eTn568QXo-40J_OHMIXBsmnGQTpLTkEaFanwmVhrkSDsLoI/s400/piantagiostre.JPG" width="300" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Oggi qui, domani chissà,
dentro e fuori dal camper insieme allo zerbino e a un’idea di casa, mobile, ma
molto precisa e, a suo modo, consolante. E ho pensato due cose. La prima è che quelli che si spostano,
per desiderio o per necessità, forse ci provano sempre, a ricrearsi intorno un
micromondo familiare, una specie di vaso di plastica dove ci si sente (o si
prova) a sentirsi a casa. Per i più fortunati c’è un camper con uno zerbino e
una pianta, per molti molti altri, ci sono delle fotografie in tasca, o una
catenina appesa al collo, o una lettera d'amore. La seconda cosa che ho pensato è che
casa è dove c’è una pianta di cui prendersi cura, che rende meno ignoto lo
sconosciuto, meno straniero il buio, quando le luci delle giostre sono spente e
solo i lampioni illuminano il parco.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">p.s. La foto in copertina, come tutti saprete, è un fotogramma di<a href="https://it.wikipedia.org/wiki/L%C3%A9on_%28film%29"> Leon</a>, che racconta con molto struggimento di case perdute e ansietà di radici. </span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
giulia capotortohttp://www.blogger.com/profile/08441168044539469560noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8953783171170761716.post-43709803653080687742016-04-21T15:10:00.000+01:002016-04-21T15:10:50.735+01:00Le signore.<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhhRZFaUdZYspwQa50PL1_16aHbsMBhX2ntjSA4PFCJGS4SP7RosuuIDB1DNEIbTn7l_aRTK2-YRkT4u60hCGhgpHeX_1hCv6QMPBBf_08lz_lm0x_-GdeJuCYrTxz5mLQPQxKyzrV5EV26/s1600/sea-of-flowers-217683_960_720.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="265" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhhRZFaUdZYspwQa50PL1_16aHbsMBhX2ntjSA4PFCJGS4SP7RosuuIDB1DNEIbTn7l_aRTK2-YRkT4u60hCGhgpHeX_1hCv6QMPBBf_08lz_lm0x_-GdeJuCYrTxz5mLQPQxKyzrV5EV26/s400/sea-of-flowers-217683_960_720.jpg" width="400" /></a></div>
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<br />
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Sono
un po’ di tutte le età, ma con qualche caratteristica che le accomuna. Di
solito hanno i capelli corti o medi, di solito mani forti, di solito tv accesa in casa
e sempre un pezzetto di fuori, fuori. Di solito un gatto o due, o un cane
sovrappeso. Meno frequentemente, il diamantino in gabbia. In città sono spesso
portinaie, custodi di stabili più o meno eleganti, vestono di grigio o di
marrone, ma anche con felpe colorate, e non se ne curano granché. Sono anche
pensionate, o nonne giovani, o madri (o mogli) di ristoratori, pensionati con
la passione dell’orto, o ferramenta con il cortile sul retro. Amano i giornali
di gossip e fanno volentieri il caffè.</span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Le
“signore” coltivano a piano terra (come sento che dovrebbe essere), anche se spesso in
vaso, lasciando la casa in ordine e vuota di esperimenti botanici. Quelle che
ho incontrato io sono sciamane, anche se non credo gradirebbero la definizione,
e vivono in un mondo magico di rose ipertrofiche e talee divenute baobab,
tutte piante che hanno una storia spesso miracolosa, strana e
che non inizia quasi mai da un fioraio o in un vivaio. </span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Dalla variazione infinita
sul tema del “ ecco, questa l’ho trovata nel cassonetto, quell’altra me l’ha
data moribonda la signora del terzo piano, quella era al cimitero, non la
bagnava nessuno”, fino al seme di avocado, nespolo, albicocco divenuti graziosi
alberelli. Dalle ortensie che vivono felici, anche se misteriosamente esposte a
sud, alle forsizie potate ad alberello “massì, ho tagliato un po’ di qua un
po’ di là”, fino al salice spettacolare nato da un rametto levigato “del mazzo di fiori di mia figlia. L’ho messo nella terra e puf!”. Le
signore hanno il dono. Quel che piantano, cresce, e cresce forte, che si vede
che ne ha piacere, di star lì.</span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Le
signore si sporcano le mani e “sanno” le piante, senza spesso saperne neppure i
nomi, e quando ingenuamente ti trovi a correggerle “no, signora, non è una
gardenia, è un’ortensia”, dopo un secondo vorresti sotterrarti, come, nella
prima guerra mondiale, un dottorino di primo pelo di fronte a una bracciuta
infermiera da campo. Quel che si può fare, con le signore, oltre ad ammirarne
l’opera, è chiedere semi o talee, o “piantini”, di cui sono prodighe e fiere
dispensatrici. Di più, è quasi sempre inutile. I loro consigli, sempre che ne
diano, di solito valgono solo per loro, in quella combinazione astrale sotto
cui prospera il loro giardino incantato. Perché quando chiedi il perché e il
come, loro già si annoiano (“non è che c’è molto da dire, basta fare”). E
quando ti dicono , è anche peggio. </span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">L'altroieri, per dire, la signora Valeria, che vive in una minuscola casa da fiaba di cui presto racconterò, guardando con amore un po’
ruvido il suo rigoglioso ulivo in vaso, mi ha detto così: “lo bagno quando
sopra la terra è secca, ma sotto le radici sono ancora un po’ umide, solo un
po’ eh. Perché se la terra è secca tutta è troppo tardi, ma se è tutta umida è
peggio”. Io sono rimasta piuttosto confusa, ma lei e l’ulivo, di sicuro, si sono capiti
benissimo.</span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-size: 12.0pt;"><span style="font-size: x-small;">p.s. La foto non è molto giusta, ma generalmente le signore non amano farsi fotografare. </span></span></div>
giulia capotortohttp://www.blogger.com/profile/08441168044539469560noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8953783171170761716.post-10021747568324048932016-04-13T14:48:00.002+01:002016-04-13T14:49:13.031+01:00Piante da pianerottolo.<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjYfESdw4W1xxbmU3xKjygq6eal2p3CCejww8bPKWgWpaeGvYE4JqCLixNtvtWXumh3J3VuVLFak_3gkYUGFvoUyeaQ8KWWadhOAMedSVXAnmQ65u49jjJ2tnt48JGi-iqHbYm4M7WE5tD1/s1600/IMG_4497.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjYfESdw4W1xxbmU3xKjygq6eal2p3CCejww8bPKWgWpaeGvYE4JqCLixNtvtWXumh3J3VuVLFak_3gkYUGFvoUyeaQ8KWWadhOAMedSVXAnmQ65u49jjJ2tnt48JGi-iqHbYm4M7WE5tD1/s400/IMG_4497.JPG" width="300" /></a></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: inherit;">A
essere di poche pretese, discreti, umili e pazienti, magari si guadagna il
Paradiso, ma in Terra non granché. Finisce che tutti (persino gli stessi interessati)
diano per scontata un’esistenza opaca, una vita a basso
voltaggio, su cui la polvere si posa inesorabile, giorno dopo giorno dopo
giorno. </span></span></div>
<span style="font-size: small;">
</span>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: inherit;">Succede
alle
piante da pianerottolo, illuminate da luce filtrata o artificiale, alle
piante dei cavedi e a quelle nate per nascondere i bidoni
dell’immondizia in cortili male illuminati. Succede alle piante degli
autogrill, ma anche a certe d’appartamento, pretenziose e mai amate,
doni non
graditi di cene mal digerite, condannate a vivere (lunghe) vite inutili,
grottescamente ornate da fiocchi di plastica lisi, che nessuno mai si è
preso
la briga di tagliare. Succede ai lunghi potos sfilacciati, su mensole
altissime
di pizzerie senza finestre,e a quelle impolverate di sale d’aspetto di
medici affollati
e ritardatari. In vasi troppo
stretti, mai concimate, bagnate a caso. Così poco importanti da non
meritarsi nemmeno il percorso pietoso verso il sacco dell'immondizia. Simboli di un decoro superficiale e demodé. Eppure incredibilmente attaccate alla vita, e già solo per questo meritevoli di una fugace attenzione,
e di qualche riga.</span></span></div>
<span style="font-size: small;">
</span>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: inherit;">Così,
qualche
giorno fa, ho deciso che lo spelacchiato tronchetto della felicità che
mi segue da quasi 15 anni per una sorta di ineluttabilità degli eventi
(come
certe vecchie padelle rigate che ritoviamo in ogni trasloco, pronte a
quello
dopo), aveva diritto a un rinvaso. Non a molto di più, solo a un rinvaso
e a
una pioggia d’acqua corrente sulle foglie. Mi è sembrato per qualche
istante
grato ed emozionato, come le mucche liberate dagli allevamenti intensivi
dei
video di youtube. Incredule e timide, le radici hanno preso la loro
strada, e io mi sono sentita decisamente meglio per qualche minuto. Lui
chissà. Mi è parso quasi subito impolverato, asfittico e inutile come
sempre. </span></span></div>
<span style="font-size: small;">
</span>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: inherit;">Ma
come dargli torto, dopo tanti anni, non è che si cambia più.</span></span></div>
giulia capotortohttp://www.blogger.com/profile/08441168044539469560noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-8953783171170761716.post-5796316627844580412016-04-07T15:30:00.000+01:002016-04-07T15:33:13.722+01:00Qualcosa è cambiato, qualcosa no.<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiD6O09wPFBEddPTwc44Tc8pylRWv-BXcwo3NHgjE-owlZEdYJ3705_b-5R1aNjheaDezV1DELiNE8qckPFcot_QTZmCPpLSBRkTevNJF0X1Dq_F5BThEy0_LdOyY_S1Vyyckf9grZRmcP6/s1600/IMG_4389.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiD6O09wPFBEddPTwc44Tc8pylRWv-BXcwo3NHgjE-owlZEdYJ3705_b-5R1aNjheaDezV1DELiNE8qckPFcot_QTZmCPpLSBRkTevNJF0X1Dq_F5BThEy0_LdOyY_S1Vyyckf9grZRmcP6/s400/IMG_4389.jpg" width="400" /></a></div>
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<br />
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: inherit;"><span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">La
differenza principale rispetto a prima è che ora ho un balcone a sud. <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Amo le asparagine e i falsi papiri,
sempre le aquilegie, le muehlenbeckie, i nastri (falangi) e le edere, con cui
però ho un feeling discontinuo e precario. Ho quasi del tutto rinunciato alle
aromatiche che mi sono sempre apparse in vaso stentate e filamentose, e che
comunque non so usare nelle frittate. Dimentico quasi tutti i fiorellini
stagionali, dalle primule alle petunie alle belle di vetro (quando avrò un
giardino ne riparleremo). Persevero mio malgrado con le kalanchoe
rinselvatichite che mi amano davvero e di questo amore<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>sono premiate. Lascio le piccole rose
che mi seguono da anni fiorire stentatamente, ma pervicacemente, e le ricambio
con poco concime e qualche spruzzata politicamente scorretta. Continuo a
trascurare serenamente le due o tre grasse che hanno vissuto con me un po’
dappertutto e che sono convinta verrebbero uccise da un improvviso prodigarsi
di attenzioni. Guardo la vite vergine e il caprifoglio, rasati a zero al terzo
trasloco, germogliare timidamente, increduli di una nuova primavera e di un po’
di pace. Cerco l’ombra per le mie saxifraghe stolonifere, che sognano
sottobosco e profumo di terra bagnata. Io, da parte mia,<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>sogno i selvaggi balconi di Barcellona e
provo a replicarli un po’ come riesco, in un tempo elastico sottratto alle cose
concrete. Pianto minuscole creature in vasetti di fibra vegetale, perché ora ho
due bambini ed è forse (anche) così che si insegna a stare al mondo. E sempre
scrivo, riscrivo nella mente, e rimodello, a parole volanti, quelle storie zen
che le piante continuamente mi sussurranno. Qualcuna me la dimentico, qualcuna
no. </span></span></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: inherit;"><span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">C’è
la primavera, una nuova casa, con un balcone orientato a sud, e grande luce.
Forse si può ricominciare a scrivere di giardinaggio sentimentale.</span></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEginiVOcAg9XQC9jAMgz6KAwDq88j3rVgg_8-bJMoK5d1CnvqFiI5QHotwRE0mMH3NRgvm9l32_i0wKlIhnjPZP2ULLpVfeU6XYFBqy0IWsyK8ON4ZbCtA0BayjUbgZHEmCi8z37_E0Ql_5/s1600/IMG_4449.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEginiVOcAg9XQC9jAMgz6KAwDq88j3rVgg_8-bJMoK5d1CnvqFiI5QHotwRE0mMH3NRgvm9l32_i0wKlIhnjPZP2ULLpVfeU6XYFBqy0IWsyK8ON4ZbCtA0BayjUbgZHEmCi8z37_E0Ql_5/s320/IMG_4449.jpg" width="240" /></a></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
giulia capotortohttp://www.blogger.com/profile/08441168044539469560noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8953783171170761716.post-44833007547141538302014-07-31T16:13:00.001+01:002014-07-31T16:19:32.208+01:00Piccole sorprese a venire.<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEheDiU8f_Vq9SMjLpfVMZ_fYwrGoiOh6GO_ntzLg5b-7R9-uL4x7jf39nCrdP4mDA1GEWsPw5jvin3Rq1jlFHYlU7BpHElAh3wKa_SBD1oV0TUXL8Fu7kaTSfwuPg5U2vu_DOoD32InQjNp/s1600/bambinafiori.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEheDiU8f_Vq9SMjLpfVMZ_fYwrGoiOh6GO_ntzLg5b-7R9-uL4x7jf39nCrdP4mDA1GEWsPw5jvin3Rq1jlFHYlU7BpHElAh3wKa_SBD1oV0TUXL8Fu7kaTSfwuPg5U2vu_DOoD32InQjNp/s1600/bambinafiori.jpg" height="400" width="301" /></a></div>
<br />
L'estate, la pioggia, le vacanze, la pioggia, i pensieri, la pioggia. Un accumulo di eventi, sensazioni e acquazzoni rende più parca la scrittura, più lucido il pensiero. Trasferita in campagna, con molte piante autoctone e quasi altrettante al seguito, appunto e annoto, leggo e progetto. Costruisco cose. Scrivo non qui per scrivere meglio qui. Insomma, non è un'excusatio, ma una condivisione di un momento.<br />
Giardinaggio sentimentale, essendo creatura organica, cambia e si trasforma, accoglie e anche dorme. In questa fase beve la pioggia per preparare piccole sorprese.<br />
Riguarderanno: a<a href="http://www.costruttoridibabele.net/project.html">rchitetture babeliche</a> e giardini<br />
piccolissimi giardini di città e non solo<br />
passi di bambini e fiori di campo<br />
ancora bambini<br />
parchi pubblici <br />
creature da giardino (conigli di pietra, nani etc.)<br />
arredi du temps perdu<br />
stravaganze <br />
etc. etc. etc.<br />
<br />
Buone vacanze.giulia capotortohttp://www.blogger.com/profile/08441168044539469560noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-8953783171170761716.post-20628617277722477602014-06-25T15:14:00.000+01:002014-06-25T15:15:59.587+01:00"Giardiniere per diletto" , giardini botanici e giardini interiori.<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh9v8fDERELYSwaAhU1ly9dj9oLbqT7hXE7jTwnXBe2-2Rump4kousCOlcgjdnOx5j62lZvi5j0C3WR8jtZYMpOdJnNRPCuEFb2gBfSH7eipvKLr3DBmPeGBhEFwygXhUuKWGDv61BGVT4F/s1600/lidia+zitara.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh9v8fDERELYSwaAhU1ly9dj9oLbqT7hXE7jTwnXBe2-2Rump4kousCOlcgjdnOx5j62lZvi5j0C3WR8jtZYMpOdJnNRPCuEFb2gBfSH7eipvKLr3DBmPeGBhEFwygXhUuKWGDv61BGVT4F/s1600/lidia+zitara.jpg" height="400" width="269" /></a></div>
Fosse anche solo perché ho scoperto l'esistenza dei <a href="http://en.wikipedia.org/wiki/Nosegay">tussie-mussie</a>, o per la descrizione graziata di un giardino per fate e animali, o magari per la voglia di possedere il garofano da fioristi, quello con lo stelo che dopo un po' si inchina, e preferibilmente con i petali rosa.<br />
Fosse anche solo per questo, il libro di Lidia Zitara "<a href="http://www.amazon.it/Giardiniere-diletto-Contributo-irregolare-giardinaggio/dp/8883427246">Giardiniere per diletto</a>" è per me diventato imprescindibile, tra i libri amati, tra quelli con l'anima e con i poteri magici. E non tanto (certo che sì) per tutto quello che mi ha insegnato, ma soprattutto per quello che <i>non mi ha insegnato. </i><br />
<br />
La consapevolezza piena di gioia -tipo dover ancora scartare molti cioccolatini o avere ancora tanta fame e un'intera teglia di pizza nel forno - di quello che ho da imparare, sulle piante e con le piante.<br />
<br />
Nel libro di Lidia Zitara si rincorrono in ordine casuale, sensoriale, sentimentale, storie così intense, complicate o struggenti, da trasformare in un attimo la percezione -sempre un po' paternalistica- di violette o rose inglese, e vederne finalmente la vera natura. Vera natura trasfigurata e mai snaturata, peraltro, ché la poesia, l'immaginazione e la filosofia presenti in ogni riga sono "al servizio" delle piante, e non viceversa. E così, ogni capitolo di "Giardiniere per diletto" apre porte su giardini interiori, ma sicuramente anche su giardini botanici (c'è differenza?).<br />
<br />
E io ho tanto amato avventurarmici dentro e scoprire che emozioni, ricordi, rabbie, nostalgie, reveries, struggimenti, desideri hanno tutti un nome botanico, e impararlo <i>par coeur </i>permette davvero di andare dall'altra parte dello specchio, o di incontrare le fate.<br />
<br />
<br />giulia capotortohttp://www.blogger.com/profile/08441168044539469560noreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-8953783171170761716.post-52770150212161781642014-05-28T15:23:00.000+01:002014-05-28T15:25:17.972+01:00Appassiflora (est modus in rebus).<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiCtNvmcj3Y26ToV8h3uT8AEjmvG9SoCR2lb0P7_G3JNv17rEFU6rBeKvq01vvd5kn8_ICAxY_hnYThfzgbWdwPnUFklUUtc-6ukElBB45PH1JqkNX_zrqQfqaT6TRV8ghFcywg7zFbWXZ1/s1600/PassifloraCaerulea_Bluete_von_oben.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiCtNvmcj3Y26ToV8h3uT8AEjmvG9SoCR2lb0P7_G3JNv17rEFU6rBeKvq01vvd5kn8_ICAxY_hnYThfzgbWdwPnUFklUUtc-6ukElBB45PH1JqkNX_zrqQfqaT6TRV8ghFcywg7zFbWXZ1/s1600/PassifloraCaerulea_Bluete_von_oben.jpg" height="397" width="400" /></a></div>
Appassì, all'improvviso e senza avvertirmi. Senza mostrare una brutta cera, senza dare segni di stanchezza o esaurimento, appassì una mattina di maggio, proprio nel pieno della sua giovinezza e di uno dei miei fantasmagorici entusiasmi.<br />
Dopo che per giorni ne andavo decantando la bellezza, la rusticità, la sauvageté da jungla, i peduncoli a cavaturacciolo che maleducati avvolgevano papiro e pisello, la straordinaria vitalità che la portava a una crescita favolistica da fagiolo magico. Dopo che -in maniera un po' repentina e parecchio superficiale-aveva colonizzato il mio cuore vegetale soppiantando all'istante caprifoglio e vite vergine.<br />
E soprattutto, subito prima di donarmi il suo fiore inquietante e alieno, i cui boccioli molli e afflosciati se ne stavano penduli come promesse mai mantenute.<br />
La passiflora, ora l'ho imparato a sue spese, non è pianta da piccolo zoo ed è stata per me l'emissaria di una nuova saggezza, spero duratura, almeno per un poco. Perché di bello, nelle piante come in molte altre cose della vita, c'è che, ogni tanto, cessano di essere solo loro stesse, per diventare invece storie zen, oracoli o nuove lenti. Se è vero, ad esempio, che continuo a credere che "tutto è possibile", non è invece vero che "tutto è fattibile", o magari è vero, ma non è giusto. Coltivare una passiflora in un vaso da nasturzi, sperando che vi si adatti con gioia e generosità è semplicemente una stupidaggine, dettata dall'ostinazione a non vedere il mio piccolo balcone per quel che è. Un piccolo incantevole balcone.<br />
L'ho capito (forse), che non è piantandovi una quercia che posso trasformarlo nel parco della villa reale di Monza, non è tenendo un delfino nella vasca da bagno che posso avere il mio mare personale.<br />
<br />
E così, immersa in una rivoluzione copernicana, sto guardando con nuovi occhi gerani zonali e annuali colorate, lasciando i fiori alieni e le loro fantastiche braccia ad altri luoghi e altri momenti.giulia capotortohttp://www.blogger.com/profile/08441168044539469560noreply@blogger.com9tag:blogger.com,1999:blog-8953783171170761716.post-39065595487099738142014-05-08T15:49:00.001+01:002014-05-08T22:08:01.167+01:00Piove al parco.<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgmzfeLmu7JT2AZsvxOIbCkBcOHwIzbUywR7E-d2lFFqaiTWJdyAc5nmKMQVu7YvZ5xqddVcAUpGufBRQPIebT_KP0iH1RCPBfMmYreViZv1TpNMnSR7LPWC5U6NNoJxN_ZkZSr8u-n8ScD/s1600/pioggia.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgmzfeLmu7JT2AZsvxOIbCkBcOHwIzbUywR7E-d2lFFqaiTWJdyAc5nmKMQVu7YvZ5xqddVcAUpGufBRQPIebT_KP0iH1RCPBfMmYreViZv1TpNMnSR7LPWC5U6NNoJxN_ZkZSr8u-n8ScD/s1600/pioggia.jpg" height="225" width="400" /></a></div>
Se piove sembra che abbia sempre piovuto e che sempre pioverà. Quando piove una sospensione della logica e del buon senso porta a estremizzare nei discorsi una condizione transitoria, passeggera, interlocutoria e -almeno a Milano- non così frequente.<br />
Non parlo della pioggia distruttiva, spaventosa e cattiva, ma della pioggia primaverile noiosa che crea pozzanghere ai lati delle strade, che infreddolisce e spinge i pensieri a cadere verso il basso, come fa lei. La pioggia che uno esce solo perché deve, se no sta in casa a guardarla dal vetro, o a non guardarla del tutto, che per l'umore dei metereopatici è meglio dimenticarsene.<br />
<br />
Io penso, invece, che proprio con quella pioggia lì valga la pena uscire. Se si è in campagna, guidati dal profumo di erba bagnata e di temporale, a cercare lumache e a riempirsi gli occhi del verde virente che solo lei sa dipingere sulle foglie.<br />
Se si è in città, andare controcorrente, e andare al parco. Pochi lo sanno, ma questo è uno dei sistemi più a portata di mano per entrare nello specchio di Alice. <br />
Trasfigurato dall'acqua e dall'assenza di esseri umani, il parco rinselvatichisce per qualche ora, si dimentica la sua funzione sociale di zoo di piante per cani e bambini, torna a essere lembo di foresta, avamposto del bosco. Pizzicate dalla pioggia, le corde degli alberi suonano per piacer loro, le margherite bevono sorsi di gocce, i merli volano bassi e persino i lombrichi escono in superficie. Tutti si specchiano nei laghetti effimeri e anche gli scivoli e le altalene, lucidi e grondanti, dismettono i loro abiti da libro illustrato per l'infanzia e diventano animali in libertà, a godersi il mondo senza gli umani, tutti in coda ai semafori o dietro i vetri.giulia capotortohttp://www.blogger.com/profile/08441168044539469560noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-8953783171170761716.post-31988992718078408732014-04-23T11:32:00.000+01:002014-04-23T11:32:34.073+01:00Fuori dai bordi e dalle bordure.<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhQM8B0xjv0xGwM2zFdbSNZG5LIjej_0q-YgXCJn5m7o7TMWJMA961921StQbjz5CmGExvLJ1HvSdMHfCTylsokoZsyJd319G8_oQyg2sKS8x89mUV40YdR6ckrse_4pjbEKTNVpjWkWNSA/s1600/tarassaco-01.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhQM8B0xjv0xGwM2zFdbSNZG5LIjej_0q-YgXCJn5m7o7TMWJMA961921StQbjz5CmGExvLJ1HvSdMHfCTylsokoZsyJd319G8_oQyg2sKS8x89mUV40YdR6ckrse_4pjbEKTNVpjWkWNSA/s1600/tarassaco-01.jpg" height="243" width="400" />
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</a></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Come ippopotami o giraffe abituati a gabbie troppo strette e
a cibo garantito quotidiano, araucarie, aceri palmati e palme sonnecchiano
quasi tutto il giorno negli zoo delle villette a schiera che si susseguono –più
o meno grandi, più o meno nuove- in questo angolo di mondo, e in molti altri. Giardini rocciosi, anfore sdraiate, bordure colorate e
verdissimo prato inglese. Ogni foglia e filo d’erba addomesticati e convertiti
alla religione dell’ordine e del decoro, che niente è per caso e tutto sostiene
un’immagine da difendere. Ciò che sì è o ciò che a fatica si è diventati. Generazioni di scarpe sporche di fango e unghie di terra, di
bocche sdentate e di amara cicoria, di salire sui ciliegi e stare chini
nell’orto o a raccogliere castagne, giorno dopo giorno a diventare vecchi, e
ora è anche comprensibile, che campagna sia una brutta parola, e l'ansia di togliersi di dosso
l’odore del maiale e di<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>legare
alla catena il labrador o il cavalier king, che di cani da pagliaio non se ne
può più, e di aie e di galline.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>E
sognare un appartamento al secondo piano, con veranda e balcone, a cui
appendere gerani dello stesso colore, possibilmente un po’ più belli di quelli
del vicino.
</div>
<div class="MsoNormal">
Però la primavera esce dai bordi e dalle bordure, e impone
alle creature addomesticate, complici di questo perfetto piano di espunzione
del vivo, una volontà difficilmente eludibile, un’ansia di fuga. Come vento
improvviso, la primavera spettina l’erba, semina fiori là dove non dovrebbe,
persino buca cemento e piastrelle.<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>Cascate di nasturzi invadono la via, viburni palla di neve si sporgono a
toccare i passanti, lillà<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>esuberanti ricordano tempi di nonne con grembiule e<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>fazzoletto, i glicini, soprattutto, occupano intere
cancellate e tutto lo sguardo e tutti i sensi.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>I cani strappano la catena e i gatti<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>scappano per i campi perché inizia la
stagione degli amori.</div>
<div class="MsoNormal">
E per<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>fortuna i
soffioni vincono sempre, con i loro squillanti e disordinati fiori gialli, e non c'è tosaerba che tenga.</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhQM8B0xjv0xGwM2zFdbSNZG5LIjej_0q-YgXCJn5m7o7TMWJMA961921StQbjz5CmGExvLJ1HvSdMHfCTylsokoZsyJd319G8_oQyg2sKS8x89mUV40YdR6ckrse_4pjbEKTNVpjWkWNSA/s1600/tarassaco-01.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"></a></div>
<br />giulia capotortohttp://www.blogger.com/profile/08441168044539469560noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8953783171170761716.post-69009958667735425182014-04-17T16:29:00.000+01:002014-04-17T16:29:29.937+01:00La pace delle cose selvagge.<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiGgbER4sew84lF4d9D4UAgZj906GYvdhhwloMCo1OPtLCtpqbKi4qdrpD3LfKyJKMx_iDReIJK3tjbOgdVmkh5P9vWx-pX4OcSxVY-z8QUjwUb6zxIEI8-tzoNz2NmWkYeWaglZXDjlydG/s1600/wendellberry_01_700.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiGgbER4sew84lF4d9D4UAgZj906GYvdhhwloMCo1OPtLCtpqbKi4qdrpD3LfKyJKMx_iDReIJK3tjbOgdVmkh5P9vWx-pX4OcSxVY-z8QUjwUb6zxIEI8-tzoNz2NmWkYeWaglZXDjlydG/s1600/wendellberry_01_700.jpg" height="200" width="400" /></a></div>
<br />
Di lui si sa molto, come in rete di (quasi) tutti. Un nome ignoto si compone su google in caleidoscopi di saggi, wikipedie, conferenze e aforismi, e così scopro che un "contadino del Kentucky" diventa faro per orticoltori biodinamici, fricchettoni vegani e anche per Oscar Farinetti. Scopro un volto molto anglosassone, scopro un vecchio signore che sorride insieme a Obama, un attivista che è stato in Italia e che gira il mondo a perorare la causa di un'agricoltura pulita buona e giusta. Scopro che ne vorrei sapere di più e che un pochino mi sono già stufata per ragioni molto ben spiegate <a href="http://mimmapallavicini.wordpress.com/?s=wendell">qui.</a><br />
<br />
In fondo, di tutto, ciò che davvero mi rimane sono i versi scoperti ieri, che da soli bastano a giustificare (per me) l'esistenza di <a href="http://en.wikipedia.org/wiki/Wendell_Berry">Wendell Berry</a>, ché ne condivido ogni lettera e respiro.<br />
<br />
<style>
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<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: left;">
<b><span style="font-size: small;"><span class="usercontent">La pace delle cose selvagge</span><br />
</span></b><span style="font-size: small;"><br /></span>
<span style="font-size: small;"><span class="usercontent">Quando cresce in me lo sconforto per il mondo </span></span>
<span style="font-size: small;"><span class="usercontent">e di notte mi sveglio al minimo rumore </span></span>
<span style="font-size: small;"><span class="usercontent">per la paura di cosa sarà della mia vita e delle vite
dei miei figli,</span></span>
<span style="font-size: small;"><span class="usercontent">vado a stendermi dove l'anatra del bosco </span></span>
<span style="font-size: small;"><span class="usercontent">riposa la sua bellezza sull'acqua, e il grande airone
si ciba.</span></span>
<span style="font-size: small;"><span class="usercontent">Vado nella pace delle cose selvagge</span></span>
<span style="font-size: small;"><span class="usercontent">che non appesantiscono la loro vita con previsioni</span></span>
<span style="font-size: small;"><span class="usercontent">di dolore. Vado alla pre</span><span class="textexposedshow">senza dell'acqua ferma.</span></span>
<span style="font-size: small;"><span class="textexposedshow">E sento sopra di me le stelle che, cieche di
giorno,</span></span>
<span style="font-size: small;"><span class="textexposedshow">aspettano con la loro luce. Per un momento</span></span>
<span style="font-size: small;"><span class="textexposedshow">riposo nella grazia del mondo, e sono libero.</span></span>
<span style="font-size: small;"><br /></span>
<span style="font-size: small;"><span class="textexposedshow">Wendell Berry, New York, 1985</span></span></div>
giulia capotortohttp://www.blogger.com/profile/08441168044539469560noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-8953783171170761716.post-22876438920224155322014-04-13T11:23:00.000+01:002014-04-13T11:24:23.222+01:00Il nostro bisogno di benedizione.<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgshXJ8oxpx2GsczFxMkOyR7sU-Z5skvYPGLmBCgoix_XOnnj7beelBzb5n7GVkL9yNsFmNddoZV7pf5eWUbh1X7NLsizvLcTw00qg8oYCauXwhpCy60ONNpJWSw1Nzu7hOdnEuEabkNbiK/s1600/Olea-europaea-foglie.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgshXJ8oxpx2GsczFxMkOyR7sU-Z5skvYPGLmBCgoix_XOnnj7beelBzb5n7GVkL9yNsFmNddoZV7pf5eWUbh1X7NLsizvLcTw00qg8oYCauXwhpCy60ONNpJWSw1Nzu7hOdnEuEabkNbiK/s1600/Olea-europaea-foglie.jpg" height="300" width="400" /></a></div>
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<br />
<div class="MsoNormal">
Ulivi o palme intrecciate. O anche entrambi, in mano a signore più
o meno anziane, mariti in equilibrio tra giornale e pasticcini, bambini
sventolanti dai passeggini, e in realtà in mano un po’a tutti sul sagrato, a immaginarsi
“strumenti di pace”, come da dentro la chiesa canta stonata la canzone.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>“Strumenti di pace, strumenti d’amore”.
Sarebbe senz’altro bello essere così, e bastasse un ulivo per compiere
la trasformazione. Ma riflettendoci, bello lo è, e subito, e ora, avere a portata di mano un
rito di benedizione. La si pensi come si vuole, o come si può. Non entro in
nessun merito religioso, che ognuno –e io per prima- si rivolga in libertà ai
suoi numi ai suoi lari ai suoi penati o alle sue stelle (rivolgersi a nessuno è molto molto difficile e non invidio chi ci riesce). Dico soltanto grazie
per una benedizione semplice umile e gratuita di un rametto d’ulivo, che non si sa mai,
e sta bene in mano.
</div>
<div class="MsoNormal">
<i>Oggi per i cattolici è la domenica delle Palme e davanti alle chiese si benedicono i rami d'ulivo. In Liguria (e forse anche altrove) c'è la tradizione delle foglie di palma intrecciate.</i></div>
giulia capotortohttp://www.blogger.com/profile/08441168044539469560noreply@blogger.com0