Che coltivare un orto sia forse coltivare il mondo e che innaffiare un ciclamino sia un atto di resistenza sentimentale, un dire io sono qui, ora, e mi prendo cura.


lunedì 5 dicembre 2011

7227 oggetti per diventare erba selvatica.





Le erbe selvatiche come antidoto al consumismo e come simbolo lieve e pervicace di un’invincibile resistenza. C’è un artista, che si chiama Michael Landy, un artista affermato di quelli amici di Damien Hirst, di quelli che fanno grandi performance concettuali, di quelli che espongono alla Tate, insomma, c’è un artista che ha una storia bellissima e inaspettata da raccontare. Io l’ho trovata scavando nella rete, dopo aver ricevuto in dono, ieri, uno dei jpeg che vedete sopra. Bene, Michael Landy, un giorno, si è messo a catalogare tutto quello che possedeva, e tutto vuol dire proprio tutto. Le sedie, i mobili, il passaporto, gli ombrelli, i libri, i dischi, le sue opere, le lettere d’amore, lo stereo, i cucchiai, lo spazzolino, i vestiti. La lista prosegue fino ad arrivare a 7227 oggetti. Una volta catalogati con cura, li ha portati in un vecchio magazzino e si è dedicato con calma e senza nessun furore distruttivo, a un metodico (quasi burocratico) annientamento. Prima ha diviso gli oggetti per categoria –come si fa per la raccolta differenziata-e poi a poco a poco, li ha polverizzati, in una performance collettiva chiamata BreakDown. Non ha guadagnato dalla performance, e nemmeno ha venduto la polvere originata dal suo Break Down, come di solito si fa in questi casi. Alla fine, Michael Landy è rimasto senza nulla, ad eccezione del gatto Rats e della fidanzata.
Quello che è successo dopo riguarda le piante selvatiche e io lo trovo meraviglioso. Per circa due anni, la sua vita è stata catalogare e disegnare minuziosamente, secondo la tradizione degli erbari illustrati, tutte le erbe spontanee che crescevano nel suo quartiere, fino a farsi venire male agli occhi . Il risultato è un progetto che si chiama Nourishment.
 A chi gli chiedeva il motivo di un tale cambiamento nella sua produzione artistica, lui rispondeva stupito che in realtà non era cambiato proprio nulla e che nient’altro, come le erbe selvatiche, poteva meglio rappresentare la vita nella sua essenza, a prescindere dalle cose che consideriamo bisogni, e che invece sono gabbie per le nostre radici vagabonde.

8 commenti:

lorenza zambon ha detto...

Evviva!

Erbacce di città

Vorrei parlarvi di qualcosa che sì può fare “senza fare” : guardare ! Io lo faccio quando cammino sulle colline da noi, cammino cammino e intanto guardo, lontano ma anche molto vicino ai miei piedi e, intanto che vado, in una piccola parte della mia testa “nomino gli esseri” come dice Clément: farfaro, salvia dei prati, viola mammola, achillea, piè di gallo …. Non posso quasi farne a meno e poi non riesco a scacciare la strana sensazione che nominandoli li aiuto a esistere … è assurdo, lo so …. Comunque recentemente ho scoperto che qualcosa di simile si può fare anche in città: ho visto una bellissima mostra a Torino e poi un libro “Giungla sull’asfalto” (*): mi ha aperto gli occhi, mi ha rivelato l’invisibile ….

Quello che spunta nella spaccatura dei marciapiedi, se lo contempli, è come un richiamo.
Una presenza fatata, se fatato è tutto quello che non è umano,
che è nonostante noi, ma che con noi si mischia, si infila,
muta costantemente perché mutiamo noi
e così continua a starci accanto , ci segue, almeno ancora per un po’
nella nostra opera e nella nostra follia

E ci chiama, appare, si manifesta , compare …
eccoli lì i magici esseri verdi che non vediamo perché non sappiamo guardare
non fate, né elfi, ma presenze misteriose,
perché ben poco in fondo ne sappiamo:

quei soffi, quei respiri di verde
che emanano, che esalano dalla terra
che si infilano tra le lastre
che bucano l’asfalto
che scovano un cucchiaio di polvere vicino a un tombino
e lo trasformano “alchemicamente”, lo rendono suolo

e radicano, si insediano
fanno spazio, preparano il luogo
per i prossimi magici esseri,
verdi …

E occhieggiano, ci chiamano
scompaiono, riappaiono
ridono inarrestabili
le erbacce della città
delle grondaie, dei sottoponti,
dei marciapiedi, delle inferriate,
dei balconi chiusi, delle vecchie terrazze

anche nel centro di un’orrenda Milano

un canto sommesso
un trillo nascosto
una danza invisibile
un racconto ininterrotto …
il grido silenzioso, il sussurro della vita.

Micro giardini gratuiti spontanei
pieni di colpi di scena, carichi di pathos.
Quale giardiniere sa creare un’emozione così forte
come quella di un’erba che spacca l’asfalto,
di un ailanto che emerge in pieno centro dal sottosuolo di una cantina,
di un fico che cresce sopra un tetto?

Ecco qualcosa che è bello fare: guardare con occhi nuovi le erbacce che colonizzano le nostre città, esplorare .. e poi, magari, immaginare, rinverdire, rinaturalizzare, fare come le piante infestanti: smontare, fare buchi, lasciare spazio all’invasione, fessurare … E’ proprio vero : agire non vuol sempre dire “fare” … ma anche scovare i “mostri benevoli” nascosti … forse addirittura diventarlo anche un po’!

A tutti gli aspiranti piccoli giardinieri planetari mimetizzati fra di voi: buona semina! E … buon millennio al pianeta !


(Frammento dallo spettacolo teatrale Lezioni di giardinaggio planetario. www.teatroenatura.net. in Atlante delle nature urbane M.Corrado , Anna Lambertini Ed. Compositori 2011)

(*) Giungla sull’asfalto. Daniele Fazio. Blu Edizioni

giulia capotorto ha detto...

"Micro giardini gratuiti spontanei
pieni di colpi di scena, carichi di pathos.
Quale giardiniere sa creare un’emozione così forte
come quella di un’erba che spacca l’asfalto,
di un ailanto che emerge in pieno centro dal sottosuolo di una cantina,
di un fico che cresce sopra un tetto?" Grazie Lorenza per questa poesia preghiera, e per aver saputo con così tanta grazia dare voce a questi minuscoli numi tutelari e per avermi regalato uno sguardo nuovo. Ti verrò a sentire.

paola ha detto...

Ciao!che bello questo blog:)
E che bello il testo postato da Lorenza!
Capitata qui da un commento su "giardinaggio irregolare",felice di leggervi.

giulia capotorto ha detto...

:-) ma grazie. Ho visto le tue illustrazioni, complimenti!!! A quando nuovi disegni di piante?

paola ha detto...

Ciao!
rieccomi di qui:)
questo post mi ha fatto ripensare a un sacco di cose,una è un ciuffo di bocche di leone che spuntava ogni anno caparbio in cima al muro di mattoni malandato che c'è in viale pasubio...e poi sì gli ailanti ovunque...insomma sì sono anche io una osservatrice di piante "che fanno resistenza"in città.Disegni di piante spero presto,adoro disegnare piante ma poi non so bene che farci...mi serve una chiave di lettura...però in questo periodo che mi è ripresa e tanto la passione per terra e clorofilla magari finisce che una chiave di lettura la trovo:)

giulia capotorto ha detto...

Come dice Lorenza, ogni erba selvatica è un richiamo, e un messaggero di altri mondi. Non vedo l'ora di guardare i disegni di ailanti e bocche di leone e di quello che incontri. E grazie mille per la foto :-)

Unknown ha detto...

felici incontri su questa pagina, grazie per aver lasciato le vostre tracce: le seguirò! :)

giulia capotorto ha detto...

Anche io sono felice per questi incontri :-). Grazie a te e complimenti per le foto!