Che coltivare un orto sia forse coltivare il mondo e che innaffiare un ciclamino sia un atto di resistenza sentimentale, un dire io sono qui, ora, e mi prendo cura.


martedì 10 gennaio 2012

Allemansrätten.

Volevo scrivere un post sulla mia flanerie veneziana, e così farò domani. Oggi invece mi sono lasciata trascinare da ricordi di chiacchierate universitarie, in temi solo apparentemente lontani da calli e canali. Insomma, ripensavo all'Allemansrätten svedese, anche se in realtà il nome di questo straordinario diritto scandinavo me l'ha provvisto l'impagabile wiki. Insomma, l'Allemansrätten è un diritto che sarebbe piaciuto a Chatwin e a tutti i camminanti, e a tutti quelli che passano il mondo guardandosi intorno e non vogliono muri e barriere a interrompere il viaggio.
E' il diritto del pubblico accesso. In Svezia, ognuno può entrare -con rispetto, in punta di piedi e senza lasciare cartacce- in boschi, terreni, parchi e in qualsiasi luogo naturale privato. Può camminare, osservare fiori, nuotare nei laghetti, portarci i bambini a guardare le farfalle. Può addirittura piantare la tenda e starci una notte (se invece vuole stare di più, va bé, deve chiedere).
Il senso è che il diritto alla bellezza naturale non è solo di chi può comprarselo, ma di chiunque, indipendentemente dal fatto che viva in una casa popolare o in un castello.

Domani cercherò di raccontare perché ho pensato proprio a questo, nella mia ricerca di giardini veneziani.

4 commenti:

Braccio ha detto...

Grazie Giulia per questo tuo meraviglioso blog. Il mondo ne ha bisogno, di bellezza inaspettata e di diritti di passaggio.

dona ha detto...

Forse perchè a Venezia i giardini privati (e ce ne sono!) sono nascosti da sempre alla vista degli estranei da alti, inaccessibili muri?
Sui terreni delle nostre Alpi l'Allemansrätten in fondo vige da sempre, ma, anche per i valligiani, un conto sono il bosco o il prato, e un altro conto è lasciar entrare degli estranei nell'orto dietro casa. E al di là delle abissali differenze di educazione fra i due popoli, mi viene da pensare -ma magari mi sbaglio- che anche in Scandinavia tale diritto non venga applicato direttamente sotto la porta di casa.
Ciao, il tuo blog è davvero interessante!

giulia capotorto ha detto...

Ciao Dona, e grazie per la visita e per quello che dici :-)
Hai indovinato in pieno la motivazione!!!
Devo dirti che concordo con te, sia sul fatto che il diritto di passaggio esiste anche qui, in varie forme, sia soprattutto che anche in Scandinavia non credo che nessuno accetterebbe con il sorriso sulle labbra un continuo passaggio di visitatori nel proprio giardinetto davanti a casa. Quello che a me interessava del concetto svedese era soprattutto che lì l'Allemansrätten è uno dei fondamenti base culturali, un vero simbolo nazionale, propagandato e sottolineato ovunque. Questo mi piace, e su questo riflettevo, perché mi sembra sintomo di una cultura aperta, e accogliente. Grazie ancora per il tuo post!

dona ha detto...

Diciamo che avevo capito l'ampio respiro, ma da veneziana dovevo intervenire nello specifico... :D
Ciao!