Che coltivare un orto sia forse coltivare il mondo e che innaffiare un ciclamino sia un atto di resistenza sentimentale, un dire io sono qui, ora, e mi prendo cura.


martedì 17 gennaio 2012

Carte geografiche di luoghi non ancora conquistati.

Grazie a Dona e al commento del post precedente, ho deciso di rimanere ancora un poco a Venezia, almeno con l'immaginazione. La casa delle girandole è un luogo davvero strano, che attiva pensieri sul modo di abitare il mondo, o di coltivarlo, se si preferisce. Sicuramente di lasciare una qualche impronta personale, che diventi un landmark o una dichiarazione di indipendenza (al di fuori delle tendine ocra stabilite in assemblea condominiale e al di fuori anche di un’estetica condivisa, o anche del “buon gusto”, parfois).
I visionari creatori di mondi fantastici, che dialogano o confliggono con il paesaggio circostante, forse egocentrici, sicuramente eccentrici, sono dominati dal desiderio di costruire intorno a sé mondi su misura, in cui riconoscersi. Demiurghi scultori di propri paradisi, eredi di una lunga tradizione di sovversione ai canoni condivisi, trasformando un angolo o un fazzoletto di mondo, contribuiscono alla sua varietà e alla trasformazione di spazi in luoghi riconosciuti, e al tempo stesso alieni.


E le girandole, mobili talismani dell’inaspettato, ricordano a tutti che il mondo potrebbe anche essere disegnato in un altro modo. E soprattutto che qualcuno lo fa, seguendo una propria e per niente immaginaria carta geografica di luoghi non ancora conquistati.

 Ho un bellissimo libro di Taschen, Fantasy Worlds, che racconta questi mondi in tutta la loro poetica sovversiva. Penso che prossimamente ne racconterò qualcuno e infatti ho inserito la categoria fantasy worlds (che mi piace molto di più di “mondi immaginari”).

6 commenti:

Braccio ha detto...

Post intrigante, come il posto di cui parli. Mi piacerebbe vederlo. Mi ricorda alcuni angoli di un Covent Garden londinese di molti, troppi anni fa, pre-gentrification, pre-yuppies, pre-arredo urbano. Ma ancora di più Loisaida e i suoi communal gardens. Ci regali un post anche su quello? Sarebbe bello rivederli con i tuoi occhi.

giulia capotorto ha detto...

I giardini di Loisaida sono uno dei luoghi della mia anima, un landmark cardine della mia personale geografia, e non importa se non c'è più la Torre dei Giocattoli. Giardini condivisi dove crescono ricordi di case lontane, madonnine protettrici, pomodori, specchi, sedie senza una gamba e piccoli circoli di poeti estinti. Ne scriverò molto presto, o magari no, forse è più bello aspettare di ritornarci.

lorenza zambon ha detto...

mi sento in assoluta sintonia con i tuoi due ultimi post, io poi sono originaria di padova conosco bene quei frammenti di Venezia nascosta e meravigliosamente "invisibile" di cui parli ... la casa delle girandole poi! è quasi un ricordo d'infanzia che passo a trovare tutte le volte che posso. mi piace il tuo sguardo, come sempre

giulia capotorto ha detto...

Buongiorno Lorenza, che bello sentirti.Sono contenta della sintonia che mi dici, perché la sento sempre anche io. Ora che ci penso, vorrei tornare a Padova, e sedermi un po' dentro l'orto botanico. A presto, e grazie :-).

dona ha detto...

Sono curiosa di sentire dei Fantasy Worlds, intanto ti ringrazio di cuore per il link. :)

giulia capotorto ha detto...

Dona :-) Questo post nasce dalle tue indicazioni, riflessioni e suggestioni! A prestissimo