Che coltivare un orto sia forse coltivare il mondo e che innaffiare un ciclamino sia un atto di resistenza sentimentale, un dire io sono qui, ora, e mi prendo cura.


giovedì 27 marzo 2014

Emilio Salgari non abita qui. O sì?



Scrivo per riallenare mani e mente (la scrittura nel pensiero sembra uguale, ma non è. E come le cose che in sogno fanno ridere o paura, e da svegli spesso non si capisce il motivo). In questo lunghissimo periodo di latitanza, in cui i sentimenti sono stati coinvolti in palestre, ottovolanti e maratone, ho scritto nel pensiero migliaia di post, ho aggiunto centinaia di foto virtuali, fatto elenchi di argomenti attinenti che mi riprometto ancora -nonostante-di scrivere un giorno tutti di fila. Come titoli di film non visti, di tesi di laurea non fatte, o come invitati a feste di compleanno saltate all'ultimo. Amo e non amo le liste, e così chissà. Scrivo oggi per fare un post non post,  che non pubblicizzerò, non racconterò, di cui non mi vanterò -come succede quando si inizia una dieta, o a smettere di fumare. Subito non si dice, poi, quando si è superato uno scoglio (di tempo, di convinzione, di forza d'animo) allora si fa coming out e si comincia davvero l'avventura. Farò così ancora per un po', così chi mi leggerà non avrà aspettative, e da queste magari non verrà deluso.

Intanto mi dico che forse qualcosa è cambiato.
Emilio Salgari ha scritto di pirati, corsari e jungle nere, di Papuasia e di Mompracen, naturalmente di tigri e perle e di Sandokan. Fece immaginare l'esotico e l'avventuroso a migliaia -milioni?-di ragazzini  affamati d'evasione. Usò l'immaginazione per costruire cattedrali di liane e pietre preziose.

E tutto senza mai uscire dall'Italia. Senza averli visti mai, quei luoghi, tranne che con gli occhi "interni", quelli che solo qualcuno possiede.

Io non sono come Salgari, e da quando non ho più il mio terrazzo boschivo, fatico a parlar di giardinaggio. È questo, insieme a una bimba che cresce, il motivo del mio lungo viaggio d'assenza. Ho un piccolo balcone, esposto meglio, bisogna dirlo. Un sud-est gentile per piante meno ombrose. A lungo è stato disabitato d'amore.
Forse ora è arrivato il momento. Perché Salgari insegna, e forse abita qui.

p.s. Ma un terrazzo o un giardino tornerà.

5 commenti:

Marcella Scrimali ha detto...

Giulia, ben tornata! Se sai che qualcuno aspetta i tuoi racconti hai più voglia di comuncare, di raccontare sentimenti; io so ancora qui per ascoltarti

Unknown ha detto...

sono davvero felice di ritrovarti su questi schermi e tifo per Salgari, da sempre! :)

giulia capotorto ha detto...

Vi adoro. Grazie. Anche io sono di nuovo qui, tifando per Salgari e felice di sentire che c'è qualcuno che ha voglia di ascoltarmi :-)

Gabriella ha detto...

Che bello ritrovarti, Giulia! Sai bene che basta un davanzale per fare un giardino, e tra poco insegnerai giardinaggio alla tua bimba...

giulia capotorto ha detto...

Che bello ritrovare te Gabriella. Eh sì. Già adesso le racconto storie di piante e giardini, e abbiamo creato un piccolo giardino nell'aiuoletta condominiale. A presto, giulia