Che coltivare un orto sia forse coltivare il mondo e che innaffiare un ciclamino sia un atto di resistenza sentimentale, un dire io sono qui, ora, e mi prendo cura.


sabato 4 febbraio 2012

Il freddo e la fortuna.

E insomma. Alla fine è arrivato. Persino qui a Milano, dove la densa coltre di smog sembra quasi essere barriera a qualsiasi espressione naturale. Annunciato dalla neve sottile e fitta di inverni d'altrove, il freddo ha ricordato un po' a tutti che ci si può nascondere o fare finta di niente, ma è difficile che le cose che è giusto che accadano si dimentichino di farlo.
E così, inadatti e inabituati, viziati da un inverno gentile e sonnolento, il freddo ci ha sorpreso appena un attimo prima di pensare di averla sfangata.


Almeno, però, mentre la notte la temperatura, ci dicono, va a meno dieci, ci è più facile, nei nidi caldi di piume d'oca, recitare improvvisate preghiere di ringraziamento a qualche nostra distratta divinità, e ricordarci che è soltanto una inestimabile fortuna, e nient'altro, non essere sui marciapiedi traslucidi di ghiaccio, o su una panchina o nell'atrio della Stazione Centrale.


E intanto le piante, pazienti, resistono. Il limone non so, non oso guardarlo.

2 commenti:

Gabriella ha detto...

Sì, le piante ci insegnano a "resistere, resistere, resistere"... E il limone, ce l'ha poi fatta? Gabriella

giulia capotorto ha detto...

Drammaticamente no (per ora). L'ho potato tutto e per ora è molto statico. Ma non si può mai sapere con le piante, magari spunta una gemma da qualche parte.