Che coltivare un orto sia forse coltivare il mondo e che innaffiare un ciclamino sia un atto di resistenza sentimentale, un dire io sono qui, ora, e mi prendo cura.


lunedì 30 novembre 2020

La Melusina, una nuova vita.

 È passato del tempo, un bel salto mortale da terrazzi, balconi, davanzali milanesi a una vecchia casa con un grande giardino, persa nel "nordovest bardato di stelle", che canta Paolo Conte, e che per me rimane sempre la definizione più precisa di questi luoghi. È passato del tempo per i sogni, i progetti e le immaginazioni, un tempo di maturazione come i caki tra le mele, una specie di cova.
Ora dalla mia finestra vedo un orto, tre ciliegi, due querce, un prato e il cielo, ai miei piedi dorme un cane giallo femmina, nel vaso ci sono le rose potate l'altro ieri. 
Fuori è un'avventura. La Melusina da immaginare e da costruire, senza fretta, con i tempi suoi, che hanno molto da insegnarmi. Mi sembra bello, a un anno quasi esatto dall'astronave che ci ha portati qui da Via Bellezza, salvandoci a sorpresa dalla prigione del lock down e da tante altre cose, ricominciare a raccontare la storia e l'evoluzione del giardinaggio sentimentale.
 
Oggi, grazie a congiunture astrali e telecinesi spirituale, ho letto un'intervista a una sorprendente artista afroamericana, Betye Saar, che racconta la sua arte come "evoluzione, più che rivoluzione". Ecco, per questo blog, è un po' così.