(Ernest Hemingway, Per chi suona la campana, Oscar Mondadori, pag. 196-197)
cervi ad Alfedena (corriere.it)
Ho ancora davanti agli occhi l'oblò del binocolo. E mio zio Jacopo che mi diceva guarda e io dicevo sì che belli, senza convinzione, perché in realtà vedevo solo pietre, sul crinale della montagna e non riuscivo a distinguerli dalle rocce marroni e nere . Poi li ho visti, gli stambecchi, ed ero molto molto piccola. Li ho visti davvero, ho urlato di gioia e non me li dimentico più.
Un'altra volta ero già grande e camminavo in montagna, senza aspettative oltre a quelle di un passo dietro l'altro. Proprio dietro un tornante del sentiero, ho alzato gli occhi e di nuovo li ho visti. A distanza di una carezza, tre cervi stupiti. Immobili ci siamo guardati, per un istante dilatato, che se ci penso non è ancora finito. Un istante che dura una vita, sospeso fuori da ogni calcolo di tempo. Ci siamo guardati, immobili, senza respirare. Poi ho sbattuto gli occhi, e i cervi, accompagnati da un fruscio d'erba, non c'erano più.
lupi a Trasacco, (corriere.it)
E oggi, l'emozione delle immagini abruzzesi scioglie un poco la neve (anche se i lupi, io dal vero non li ho ancora mai visti).
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