A Milano nel 2015 ci sarà un'esposizione. Di cosa, non è dato capirlo, almeno a me. Sicuro non verrà esposta una tour Eiffel, come nell'esposizione universale di Parigi, e non mi sembra nemmeno che sarà esposto un progetto, un sogno o una visione di qualche futuro possibile. Fosse così, potrebbe non essere condivisibile, ma comprensibile magari sì.
Mi sembra piuttosto che a essere esposta sia un'arroganza miope, avida, e soprattutto anacronistica, che si materializza in cemento armato e grattacieli vuoti, costruiti su parchi e boschetti di quartiere e proprio davanti a piccole case a cui è cambiato il clima, la luce e la direzione dei venti.
È finito, è passato, il tempo dei grattacieli e della loro proterva fiducia nelle magnifiche sorti e progressive. Non hanno più senso, se non per gli speculatori e per i conti bancari di qualche impolverata archi-star, sono terribilmente indietro, oppositivi e passatisti, rispetto ai tempi che stiamo vivendo. Muri che rendono più difficile lanciare lo sguardo verso orizzonti possibili, nati già vecchi (vedo la ruggine), così privi di fantasia e di qualsiasi necessità, così simili a quelle statue che negli autunni dei colonnelli venivano erette per nascondere una fine bolsa e ingloriosa.
Ai loro piedi, per fortuna, le erbe anarchiche, meticolose e resilienti, non mollano di tessere le loro radici disubbidienti.
Macao, sotto la Torre Galfa
Un po' dappertutto, a ben vedere, crescono progetti la cui forza sta nell'essere così incredibilmente più necessari, e ibridi, e fantasiosi e vivi.
Isola Pepe Verde, davanti ai grattacieli di Porta Nuova
Se si guarda a livello della terra, si vede molto ma molto più cielo.
Per le foto, mille grazie a Macao e a Milanoisola
4 commenti:
bellissimo post
Complimenti, mi è piaciuto molto!
Un saluto.
Spero che leggano il tuo post quelli che i grattacieli li costruiscono...
Grazie mille a tutte. In realtà credo che chi i grattacieli li progetta e costruisce non abbia mai letto un rigo di questo blog...
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