È uscito già da un bel po' e tutti ne hanno parlato. Sono io a essere anacronistica, e se questo fosse uno spazio con ambizioni up-to-date, non sarebbe il caso di parlarne ora. Ma nel mio spazio le suggestioni arrivano quando arrivano.
In Miracolo a Le Havre, come in quasi tutte le cose belle, ognuno può trovare un proprio percorso di sguardo, attraversarlo secondo sensibilità e nostalgie o tenerezze personali. Io l'ho guardato ieri, e poi di nuovo oggi a fotogrammi.
C'è la storia, naturalmente, carica di una poesia essenziale e salvifica. C'è una specie di fiducia nelle piccole cose. Un grande amore, una grande amicizia, un bellissimo rapporto con un cane femmina intelligente e partecipante. I bar, i tipi da bar, il porto, le signore sfiorite e sempre meravigliosamente piene di linfa come spesso sono le francesi. Gli africani e i poliziotti e i pescatori. La malattia, la speranza e tanti miracoli (non solo uno). C'è persino un ananas.
Su tutto, una luce accarezzante che si posa su persone e cose, dagli interni pastello, alle tendine ai vasi poveri anni 50, alle strade di notte. E una dignità del vivere che arriva immediata, e consola senza essere consolante.
E poi ci sono i fiori, presenza discreta e costante. Fiori umili donati o appoggiati sul bancone di un caffé. Gialli ranuncoli o garofani stanchi, rose in vasi troppo piccoli, che svolgono perfettamente la loro funzione di agenti silenziosi del miracolo.
La fiera fioraia, "manager dell'anima" di un vecchio rocker.
E naturalmente la fioritura inaspettata dell'esile ciliegio del cortile, metafora perfetta di tutti i miracoli del mondo.
2 commenti:
lo devo guardare assolutamente! in compenso ho iniziato il libro della dandini
ciao giulia :-)
Begonia, miracolo a Le Havre è un film che mette la gioia dentro. Sono sicura che ti piacera :)
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