Che coltivare un orto sia forse coltivare il mondo e che innaffiare un ciclamino sia un atto di resistenza sentimentale, un dire io sono qui, ora, e mi prendo cura.


domenica 13 aprile 2014

Il nostro bisogno di benedizione.


Ulivi o palme intrecciate. O anche entrambi, in mano a signore più o meno anziane, mariti in equilibrio tra giornale e pasticcini, bambini sventolanti dai passeggini, e in realtà in mano un po’a tutti sul sagrato, a immaginarsi “strumenti di pace”, come da dentro la chiesa canta stonata la canzone.  
 “Strumenti di pace, strumenti d’amore”. Sarebbe senz’altro bello essere così, e bastasse un ulivo  per compiere la trasformazione. Ma riflettendoci, bello lo è, e subito, e ora, avere a portata di mano un rito di benedizione. La si pensi come si vuole, o come si può. Non entro in nessun merito religioso, che ognuno –e io per prima- si rivolga in libertà ai suoi numi ai suoi lari ai suoi penati o alle sue stelle (rivolgersi a nessuno è molto molto difficile e non invidio chi ci riesce). Dico soltanto grazie per una benedizione semplice umile e gratuita di un rametto d’ulivo, che non si sa mai, e sta bene in mano.
Oggi per i cattolici è la domenica delle Palme e davanti alle chiese si benedicono i rami d'ulivo. In Liguria (e forse anche altrove) c'è la tradizione delle foglie di palma intrecciate.

Nessun commento: